Caro Toti, non fare il bimbo viziato

Caro Toti,  non fare il bimbo viziato

Caro amico, o almeno così ti reputavo, ho sempre apprezzato molto il tuo approccio da quando, pochi anni fa, hai deciso di accettare l'invito di Silvio Berlusconi ad entrare in politica come suo consigliere. Pazienza, lungimiranza, equilibrio, rispetto, responsabilità. Tutti elementi che chiedevi a coloro i quali ti interpellavano per varie questioni. Sei stato poi indicato come capolista nel Nord Ovest alle Europee, e Silvio Berlusconi ha chiesto a tutti di sostenerti senza se e senza ma, sei stato eletto, sei stato poi imposto come candidato presidente in Liguria, io ero fra coloro i quali ti sconsigliavano di fare questa esperienza, ma tu caparbiamente volesti provare e, grazie all'aiuto di tutti, non ultima Licia Ronzulli, che si adoperò personalmente con Salvini per ottenere il via libera alla tua candidatura, hai portato a casa un grande risultato, grazie al tuo impegno e a quello di tutti colori i quali si sono attivati.

In questi anni hai lavorato nell'interesse della tua regione con responsabilità e profitto, seppur con un solo voto di scarto all'interno del consiglio regionale. Quando sei a capo di una coalizione si debbono tenere giusti equilibri tentando di non mortificare mai alcuno ed è ciò che tu hai fatto.

Ma nel 2018 l'equilibrio ed il rispetto hanno iniziato a venire meno perché probabilmente non tutti i tuoi legittimi desideri di candidare alle Politiche persone vicino a te, peraltro molto competenti e capaci, sono stati esauditi.

Da lì l'inizio del calvario, una condizione per te diversa dal solito in cui chiedevi e ti veniva dato, in cui, anche quando non chiedevi, ottenevi, tutto o quasi tutto, per una condizione di fiducia e di lealtà che Silvio Berlusconi ti ha sempre dato.

Caro Giovanni, io e molti altri siamo in questo movimento politico dalla fine del '93, quando ancora non c'era ancora Forza Italia. Sono passati tanti anni in cui abbiamo avuto gioie e dolori, in cui sui territori abbiamo sputato sangue. Tutto ciò non per lauti stipendi, ma per tentare di cambiare le cose, ritenendo la gestione della sinistra fallimentare e contro il tempo.

Nessuno di noi è stato mai nominato ed in particolare la maggioranza di coloro che oggi siedono nei consigli regionali e in Parlamento sono persone che provengono da quella che una volta si chiamava «gavetta», argomento a te legittimamente sconosciuto.

Vedi Giovanni, io ti sono sempre stato amico e spero di poter tornare ad esserlo, ma tu negli ultimi mesi hai diviso il mondo in due. Se mi permetti, a questo preferisco il punto di vista del tuo datore di lavoro di sempre, Silvio Berlusconi, che, seppur nella sua gestione monocratica, ha sempre lasciato spazi enormi a tutti, forse anche troppi!

Caro Giovanni, abbiamo di fronte un'opportunità unica nel suo genere. Berlusconi, con non poca sofferenza, ha capito che è il momento di farci «provare». La risposta che vorresti che gli dessimo qual è? «Ok, intanto però cacciamo tutti, nominiamo i miei amichetti, poi facciamo un bel congresso con regole scritte da me, poi facciamo le primarie come voglio io, altrimenti me ne vado!». Io credo che invece gli dovremmo rispondere ciò che gli abbiamo risposto, incluso te, il 19 giugno scorso. «Grazie della fiducia!».

Che è successo Giovanni dal 19 giugno allo scorso comitato di presidenza? Gran parte di coloro che ti hanno sostenuto e invogliato, giustamente, a fare la battaglia per la leadership aveva delle vendette da perpetrare e l'impostazione data da Berlusconi non le prevedeva. Tuttavia dava e dà la possibilità di rendere contendibili tutte le cariche del movimento.

Ma non bastava, vero? La cosa da fare, perché tu e i tuoi non vi fidate di nessuno, era quella di «azzerare» tutti i dirigenti ad ogni livello e sostituirli con tue persone. Perché la democrazia è essenziale se in particolare la si «controlla» da vicino.

Caro Giovanni, non abbiamo bisogno di «bimbi viziati», abbiamo bisogno di gente vera, quella de «la politica è sangue e merda». Ti do anche un'altra citazione, dello stesso Rino Formica, «la politica è per gli uomini, il terreno di scontro più duro e più spietato. Si dice che su questo campo ha ragione chi vince, e sa allargare e consolidare il consenso, e che le ingiustizie fanno parte del grande capitolo dei rischi prevedibili e calcolabili».

Caro Giovanni, pensaci.

Massimo Mallegni

senatore Forza Italia

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