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Le carte del golpe e il silenzio dei complici

Forza Italia: "Commissione d'inchiesta". Berlusconi: "Hanno mutato il Paese". Ma molti fingono di non vedere

Le carte del golpe e il silenzio dei complici

Non capita tutti i giorni di apprendere dalla viva voce di un giudice che la sentenza a lui affidata è stata pilotata suo malgrado. E non capita tutti i giorni che una sentenza pilotata estrometta dalla scena politica il leader dell'opposizione, nonché ex presidente del Consiglio per ben tre volte. Eppure è successo, e oggi lo sappiamo con certezza: la condanna l'unica definitiva - inflitta nel 2013 a Silvio Berlusconi fu costruita a tavolino da una manovra a tenaglia tra politica e magistratura ed eseguita da un «plotone di esecuzione arruolato per l'occorrenza», come ha definito quella corte - in una conversazione privata - Amedeo Franco, componente del collegio giudicante.

Tutto questo ha provocato sofferenze e umiliazioni al «fucilato» Silvio Berlusconi (che per quella condanna fu espulso dal Senato) ma il Cavaliere non ce ne voglia se pensiamo che il danno più grosso lo ha subito il Paese. La democrazia è stata imbrogliata da un complotto in cui la magistratura ha fatto il lavoro sporco ma al quale hanno partecipato alte cariche istituzionali ancora oggi riverite, esponenti politici di sinistra tuttora sulla scena, influenti giornalisti al soldo di gruppi editoriali.

Ed è questo che spiega il silenzio di ieri salvo rare eccezioni - sull'audio choc del giudice Franco mandato in onda l'altra sera su Rete4 da Quarta Repubblica. Un silenzio rotto solo dall'urlo dei rappresentanti di Forza Italia e dalle dichiarazioni degli alleati di centrodestra per una immediata e piena riabilitazione del Cavaliere e per una commissione d'inchiesta che porti alla luce trame e deviazioni. Per il resto politici e opinionisti di solito assai loquaci su ogni bazzecola tutti zitti, come dei bambini beccati con le mani nella marmellata. Prendere atto in viva voce da un protagonista di quella vicenda che Berlusconi non fu condannato ma deposto è una verità che i complici hanno contribuito a costruire passo dopo passo ma che oggi non possono ammettere pena dover smentire trent'anni di bugie politiche e giudiziarie.

Ai cultori della sacrosanta «verità per Regeni» ricordo che la verità è un'arma a doppio taglio, fa bene fino a che non ti brucia. Noi ora vogliamo come recita uno striscione esposto ieri alla Camera dai deputati di Forza Italia la «verità per Berlusconi». Sono certo che in non pochi insospettabili rimarranno scottati nel falò di bugie e tradimenti.

Non solo della magistratura.

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