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A Casal di Principe è scontro tra clan di camorra e cittadini

Casal di Principe, tra l'eredità della camorra e le prelibatezze del territorio: così la zona più "malfamata" della Campania cerca il riscatto

A Casal di Principe è scontro tra clan di camorra e cittadini

Le ville mono famigliari si susseguono una dopo l'altra, alcune sono piuttosto lussuose. Casal di Principe potrebbe essere tranquillamente un paese della campagna statunitense. Non ha nulla a che fare con i paesoni intorno a Napoli devastati da orribili condomini figli della peggiore speculazione edilizia.

La cittadina è invece un insieme di ville con giardini che si raggruppano attorno a un centro storico più antico. Casal di Principe è poi immerso in una campagna rigogliosa e di rara bellezza, l'Agro Aversano. Un dato che sorprende perché ci si aspetta di trovare tutt'altro nelle zone tra Caserta e Napoli.

Il paese è stata preservato dalla speculazione e dai condomini per tanti motivi, alcuni positivi e altri meno. Sicuramente si tratta di una zona agricola e famosa in tutto il mondo per le sue mozzarelle di bufala. Ma vi sono anche motivazioni più oscure. Casal di Principe è stato per anni ostaggio del clan dei casalesi, gruppo camorristico con molte disponibilità economiche. Alcuni in paese dicono anche che le famiglie del clan non amino vivere in condomini, gli affiliati preferiscono avere la propria villa privata, anche per non essere in contatto con famiglie rivali (guarda le foto).

Il benessere della borghesia agricola che vive di caseifici e agricoltura, la cultura contadina e le enormi ricchezze accumulate dai clan e la loro volontà di vivere in ville singole e non in condomini spiegherebbe quindi il fatto che Casal di Principe non sembra essere Stato devastata dalla speculazione edilizia.

I problemi

I clan sono stati per fortuna molto indeboliti dalle indagini della procura di Caserta, rimangono però ancora un problema. Secondola Direzione Investigativa Antimafia, nel Clan dei Casalesi a Casal di Principe “la componente imprenditoriale si è progressivamente affermata rispetto alla precedente strategia militare, ricorrendo sempre più spesso al metodo corruttivo e alla cooptazione di amministratori nei sodalizi”. Proprio i casalesi sono stati al centro di importanti sequestri da parte della Dia di Napoli. A Casal di Principe, solo l'anno scorso, è stata eseguita la confisca del patrimonio, per un valore di oltre 13 milioni di euro, nella disponibilità di un fiancheggiatore dei casalesi, indicato quale faccendiere politico-imprenditoriale del sodalizio, nonché già responsabile del locale Ufficio Tecnico comunale.

La Dia ricorda inoltre che “non a caso, il territorio continua a essere scenario di episodi di corruzione a carico, tra gli altri, di amministratori pubblici di alcuni Comuni dell’alto casertano”.

La criminalità è stata anche responsabile negli ultimi anni, di alcuni sversamenti di rifiuti industriali del nord e di aziende locali. Per fortuna secondo le ricerche fatte dall'Università Federico Secondo di Napoli e dalla magistratura, solamente il due per cento dei terreni è risultato inquinato. Il Comune di Casal di Principe e l'Università Federico II di Napoli hanno deciso di pubblicare i dati per favorire un'operazione di trasparenza e per tranquillizzare l'opinione pubblica. Lo studio si trova sul sito della Federico II di Napoli.

Rimangono invece ancora dei problemi legati ai roghi di scarti di lavorazione delle aziende tessili non conosciute al fisco, che essendo illegali non possono conferire i propri rifiuti speciali alla municipalizzata. Per fortuna i roghi sono diminuiti del 70% dopo l'approvazione da parte del Parlamento della legge contro i reati ambientali. Anche se nel Comune di Casal Di Principe, per mancanza di fondi vi sono ancora pochi vigili e questo non facilita i controlli.

Le buone notizie

Negli ultimi anni a Casal di Principe si è sviluppata una fiera resistenza alla camorra. Una storia molto complessa perché spesso ha creato lacerazioni all'interno delle stesse famiglie. Nonostante le difficoltà, moltissimi abitanti hanno fatto un lavoro straordinario per slegare l'immagine del paese da quella della camorra e dall'idea che fosse il regno dell'inquinamento. Lo hanno fatto con un'enorme operazione “trasparenza”, fatta di cooperazione con la magistratura, analisi chimiche a tappeto sui terreni e sulla filiera agroalimentare, che è una delle più controllate in Italia e attraverso la nascita di cooperative per gestire i beni confiscati alla camorra.

Una di queste è la Nuova Cooperazione Organizzata, il cui nome prende in giro ironicamente la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Negli anni settanta e ottanta il territorio campano ha conosciuto la brutalità della Nuova Camorra Organizzata (NCO), che ha segnato una svolta nella storia criminale del territorio, in quegli anni si è passati da forme arcaiche a sistemi organizzati di tipo imprenditoriale che ancora imperversano. I fondatori della Cooperativa sostengono con ironia e grande coraggio che “le risposte civili alla camorra non possono che essere altrettanto organizzate, da qui il nome Nuova Cooperazione Organizzata (NCO). Non si tratta solamente di un nome ironico, ma di un vero e proprio metodo di lavoro.

Sul territorio campano infatti da qualche anno è nata una stretta collaborazione tra varie cooperative che condividono principi e valori e hanno una medesima visione della loro comunità di riferimento. Questa rete ha costituito il giorno 14 settembre 2012 il consorzio di cooperative sociali “Nuova Cooperazione Organizzata” che si pone come modello di sviluppo un nuovo welfare innovativo locale. Attraverso una prospettiva multidimensionale e fortemente pragmatica all’esplorazione di nuove forme di integrazione tra profit e non profit, tra pubblico e privato. Il tutto coinvolgendo i cittadini in un percorso di riappropriazione del territorio volto alla creazione di un’economia sociale, partendo dai beni confiscati e beni comuni e attraverso percorsi di rinascita. La N.C.O produce anche vini, come l'ottimo Asprinio, fatto con l'uva “maritata”, che si arrampica sui pioppi. Coltiva anche prodotti che diventano poi sughi pronti venduti in tutta Italia e ha due ristoranti, uno a Casal di Principe e uno ad Aversa.

Il regno della mozzarella di bufala

Chi non ha mangiato la mozzarella bufala di Casal di Principe, Cancello Arnone o Villa Literno semplicemente non ha mai provato quella che è considerata la miglior mozzarella di bufala al mondo, insieme a quella di Battipaglia. A Casal di Principe vi sono alcuni caseifici che hanno lavorato tantissimo sulla tracciabilità e qualità dei prodotti. Uno di questo è il caseificio Stella Bianca che pubblica sul suo sito una serie di analisi su tutti i prodotti che vende.

Un altro ottimo caseificio della zona dell'Agro Aversano è Fierro che negli anni ha avuto come clienti l'ex premier inglese Tony Blair, la cantante Madonna, l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l'assaggiò in occasione del G7 di Napoli, alcuni ristoranti stellati del Regno Unito come il “The River Cafè” e “IlSanlorenzo” di Londra e i Reali d'Inghilterra, in particolar modo, la Principessa Diana.

La mozzarella di bufala è diventata anche la base dell'ottimo dolce inventato dallo chef Nino Cannavale, dell'Associazione Cuochi Normanni , “la Dolce Bufala”, una sfoglia di mozzarella ripiena di pan di spagna, ricotta di bufala, zucchero e canditi. Un'ottima invenzione che viene servita fredda e che si può assaggiare nei due ristoranti della N.C.O. Cannavale, che ha lavorato in Italia e all’estero, ha deciso di tornare nel suo paese per investire sul territorio e ridare fiducia ai giovani.

La Madonna di Briano

Un altro motivo per venire a Casal di Principe, oltre che comprendere cosa sia davvero una mozzarella, è vedere la bellissima festa della Madonna di Briano. Festa per cui arrivano da tutta la Campania le “paranze” di tammuriata, con carri meravigliosi trainati da cavalli. Per tutta la festa le “paranze” si sfidano a suon di tammorre nei campi agricoli.

Ma il motivo reale per venire a Casal di Principe, non è solo rompere certi tabù o pregiudizi, ma è conoscere il proprio paese, comprendendo che i territori considerati periferici, in una democrazia hanno lo stesso peso che i centri artistici o industriali. I figli di Casal di Principe hanno gli stessi diritti e doveri che quelli di Monte Napoleone a Milano o dei Parioli a Roma.

Ecco perché mescolarsi un po' e conoscersi è l'unico modo per far funzionare la democrazia in questo paese.

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