Caso Soffiantini, si riscrive la verità sul rapimento

Rinvio a giudizio e processo il 19 ottobre prossimo, a Roma, per Stefano Miscali e Claudio Sorrentino, colleghi di Samuele Donatoni, l’ispettore dei Nocs ucciso, secondo una perizia, dal fuoco amico, la notte del 17 ottobre del 1997 a Riofreddo (Roma) nel corso di un blitz attuato per tentare di liberare un sequestrato, l’imprenditore Giuseppe Soffiantini

Caso Soffiantini, si riscrive la verità sul rapimento

Rinvio a giudizio e processo il 19 ottobre prossimo, a Roma, per Stefano Miscali e Claudio Sorrentino, colleghi di Samuele Donatoni, l’ispettore dei Nocs ucciso, secondo una perizia, dal fuoco amico, la notte del 17 ottobre del 1997 a Riofreddo (Roma) nel corso di un blitz attuato per tentare di liberare un sequestrato, l’imprenditore Giuseppe Soffiantini. Sono accusati di calunnia. A disporre il processo, su richiesta dei pm Elisabette Ceniccola ed Erminio Amelio, è stato il gup Simonetta D’Alessandro.

Secondo l’accusa, Miscali, colui che, secondo la perizia, avrebbe ucciso involontariamente il collega Donatoni, e Sorrentino avrebbero accusato, sapendoli innocenti, i banditi protagonisti del conflitto a fuoco avvenuto a Riofreddo. In numerosi processi relativi al sequestro di Soffiantini fu ritenuto che ad uccidere l’ispettore dei Nocs, con un colpo di kalashnikov, fosse stato il bandito Mario Moro, a sua volta deceduto in una successiva sparatoria con le forze di polizia. Miscali, che nel corso del blitz a Riofreddo si trovava a pochi metri da Donatoni, ha sempre negato di aver sparato la sera del 17 ottobre 1997. In particolare, ha respinto la ricostruzione secondo la quale avrebbe impugnato la beretta d’ordinanza, arma che in base alla perizia provocò il decesso dell’ispettore, sostenendo che aveva in mano un fucile a pompa calibro 12. Miscali non risponderà anche di omicidio colposo poichè il reato è prescritto. A Sorrentino è contestata anche la falsa testimonianza, per avere, in sostanza, copertoMiscali.

"Il nostro interesse - ha commentato Armando Macrillò, legale di parte civile per conto dei familiari di Donatoni - rimane sempre quello di arrivare alla verità. Siamo sereni, anche se siamo a quasi 20 anni dai fatti".

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