Cronache

Alla cena di Natale dei ciellini niente affarismi, ma opere di carità

In un momento in cui le cene di partiti e cooperative non vanno molto di moda, la sfida parte da Padova. Viaggio nella Cena di Santa Lucia che si svolge ininterrottamente dal 2002

Alla cena di Natale dei ciellini niente affarismi, ma opere di carità

Non vanno molto di moda, di questi tempi, le cene per finanziare partiti e iniziative varie. Ne sa qualcosa Matteo Renzi, dopo che si è scoperto che il clan di Salvatore Buzzi ha partecipato alla sua, poco più di un mese fa a Roma. Non vanno molto di moda le cooperative sociali che lucrano sugli immigrati e la povera gente. La Cena di Santa Lucia di Padova si svolge ininterrottamente dal 2002 e per organizzarla si lavora tutto l'anno. Ieri sera, nel giorno dello sciopero generale proclamato dai sindacati contro il governo, al Centro Papa Luciani oltre mille persone, meno politici degli anni scorsi, hanno versato un contributo per aiutare opere di carità sparse sull'intero pianeta. Imprenditori, artigiani, professionisti, operatori sociali, educatori, docenti universitari, uomini e donne di tutte le estrazioni sociali. Il titolo della serata era “Generare bellezza. Nuovi inizi alle periferie del mondo”. È difficile credere che da un piccolo centro come la città del Santo, in collaborazione con la Fondazione Avsi (Associazione Volontari Servizio Internazionale), possa irradiarsi una solidarietà così larga e avvolgente come quella testimoniato dalle persone che ne traggono conforto nelle situazioni più estreme, dalle favelas brasiliane agli slum africani.

Graziano Debellini, capo storico di Comunione e Liberazione nel Veneto, ha fatto gli onori di casa e chiamato sul palco uno ad uno i protagonisti di queste opere di condivisione tanto concrete quanto commoventi. Rose Busingye, arrivata da Kampala (Kenya) dove dirige il Meeting Point International per malati di Aids, è stata la madrina della serata. Ha raccontato come, dopo l'incontro con don Luigi Giussani, il suo lavoro sia radicalmente cambiato: “Giussani mi ha detto che se anche fossi stata sola sulla terra Dio sarebbe venuto per salvarmi. Così mi sono sentita abbracciata e desiderata. E ho potuto dire alle mie donne che valgono molto più della loro malattia”. Dopo Rose sono sfilate sul palco le testimonianze degli operatori della Casa per minori a Itaguà nel Paraguay, dell'Università Cattolica di Addis Abeba, della comunità di recupero Vale de Acor di Lisbona, del nuovo reparto di oncologia pediatrica a Betlemme e numerosi altri. L'Associazione Santa Lucia sostiene i volontari dell'Avsi nella zona di Erbil e nel Kurdistan in soccorso alle decine di migliaia di cristiani fuggiti dall'Iraq. Il video di presentazione ha mostrato anche parte di un reportage realizzato per il sito del Giornale da Gian Micalessin. Ma oltre all'impegno nei territori più lontani, l'Associazione aiuta anche le iniziative di lunga tradizione di Padova: dall'Opera della Provvidenza di Sant'Antonio alle Cucine economiche popolari gestite dalle suore Francescane Elisabettine, fino ai Medici per l'Africa Cuamm presenti anche in Sierra Leone. Il direttore, don Dante Carraro, ha citato la motivazione con la quale il Time ha eletto personaggio dell'anno gli “Ebola Fighters”: “Non le armi scintillanti combattono la guerra, ma il cuore degli eroi”.

Bloccato su un treno a Bologna a causa dello sciopero, il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, collegato via telefono, ha dato ugualmente il senso della serata, citando il discorso di papa Francesco al Parlamento europeo dove esortava a “ripartire dalla dignità dell'uomo non solo come cittadino o come soggetto economico”. Dopo la caduta del Muro di Berlino “abbiamo sperato che il Nuovo Ordine Mondiale ci garantisse maggiore benessere e autonomia”, ha detto Vittadini. “Ma vent'anni dopo ci accorgiamo che stiamo peggio e che la nuova ideologia ha prodotto crisi e povertà perché ha dimenticato le domande profonde che attraversano il cuore dell'uomo, a tutte le latitudini.

È da qui che bisogna ripartire, come ci ripete continuamente il Papa, per comprendere che la carità e la sussidiarietà non sono una semplice generosità, ma una risorsa fondamentale in grado di favorire la ripresa che tutti vogliamo”.

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