Quel centro abitato danneggiato e mai ricostruito

Una moderna Pompei nel centro di Torre Annunziata: ruderi danneggiati dal terremoto e case diroccate ancora abitate

Quel centro abitato danneggiato e mai ricostruito

L'erba cresce folta nelle strade, le antiche case di pietra lavica, probabilmente seicentesche, sembrano aspettare un futuro che non arriva mai. Le ombre dei pastai che qui un tempo facevano la pasta artigianale si aggirano probabilmente ancora tra i ruderi. Tutto è fermo in questa moderna Pompei nel bel mezzo di Torre Annunziata (guarda le foto).

Eppure non si tratta di edifici romani, né di un museo. Tanto che qua e là alcune delle case diroccate sono in realtà ancora abitate. Eppure tutto è fatiscente e sembra tenersi in piedi per miracolo, alcuni edifici non hanno più i tetti e la facciata. Vie e piazze sventrate, ogni tanto qualche cane abbaia ai bambini che giocano per strada. Qualcuno si affaccia dalle finestre di palazzi fatiscenti. Deve sembrare strano agli abitanti di Torre Annunziata sentire al telegiornale dopo i vari e tragici terremoti del centro Italia la frase di rito: “ricostruiremo tutto com'era e dov'era”. La loro Pompei moderna crollò infatti durante il terremoto dell'Irpinia del 1980 e da allora sta lì, senza nemmeno un turista che paga un biglietto per visitarla.

Dopo il terremoto il Comune decise di approvare e rendere esecutivo un piano di recupero complessivo dell’area comprendente i confini cosiddetto “Quadrilatero” e dei vicoli della marina. Avocando a sé la ricostruzione vietò di fatto ai singoli proprietari di poter accedere ai fondi della legge 219/81, legge varata dal governo nazionale per risanare tutti quei territori feriti dal sisma del 1980/81. Con il commissariamento del Comune dopo l'assassinio del giornalista Giancarlo Siani da parte della camorra locale, tutto si bloccò.

Non ha nemmeno più senso dopo 37 anni cercare dei responsabili o gridare allo scandalo, è probabilmente una responsabilità collettiva nazionale, quasi culturale. Si saranno alternati progetti dopo progetti, idee dopo idee, ma alla fine nulla è cambiato.

Eppure siamo a due metri dalla splendida Villa Di Poppea, sito archeologico unico al mondo, a poca distanza dal Pastificio Artigianale Setaro, uno dei più noti agli chef di mezzo mondo. Pompei e il parco del Vesuvio sono a pochi chilometri, così come la Penisola Sorrentina e Amalfitana. Fa quasi sorridere il pensiero che con i fondi europei si potrebbe fare di queste vie del centro storico abbandonate uno dei più grandi e belli alberghi diffusi d'Italia. Una piccola Matera a due passi da Pompei. In fondo i turisti invece di scappare dopo la visita potrebbero dormire finalmente nelle vicinanze e dedicare più tempo ai tantissimi monumenti del Golfo di Napoli. Si potrebbe chiedere a qualche facoltà americana di geologia, storia o archeologia di farci un campus dove far soggiornare per qualche periodo i suoi studenti per studiare i siti archeologici della zona o il Vesuvio e i Campi Flegrei. Anche la persona più sprovveduta e senza immaginazione si farebbe venire decine di idee che potrebbero facilmente essere finanziate con fondi europei per lo sviluppo. Non dovrebbero mancare risorse europee per espropriare ruderi e fare musei o campus universitari in zone ad alta disoccupazione e criminalità. Il fatto poi che le persone che abitano queste terre avrebbero bisogno di lavoro disperatamente e che l'occupazione sta lì ad attenderli, se solo le istituzioni e la società civile battessero un colpo, rende questa situazione ancora più deprimente. Di progetti ce ne saranno a migliaia, così come di tavoli istituzionali, ma in Italia di progetti e tavoli istituzionali si muore. Il punto è che nella moderna Pompei di Torre Annunziata non si vede nemmeno l'ombra di un cantiere.

I pochi abitanti che ancora popolano il quadrilatero sono tutti furibondi e si sentono completamente abbandonati e di turisti non ce n'è traccia. Eppure non esiste da Napoli a Sorrento nessun quartiere antico abbandonato da poter riconvertire al turismo grande come questo. Si potrebbe seguire l'esempio del Rione Terra a Pozzuoli e di Matera, se solo ai progetti seguissero i cantieri.

Si possono tollerare ritardi anche di anni, ma quasi quattro decenni di ritardo in una terra che ha bisogno di sviluppo in modo disperato sono semplicemente inaccettabili.

Non rimane che sperare che almeno questa Pompei seicentesca diventi un'opportunità per il futuro.

Bella è bella, bisognerebbe solamente espropriare alcuni ruderi, renderli stabili, ristrutturarli e darli in concessione a bed and breakfast, università, musei, artigiani, artisti e negozianti, tentando di coinvolgere anche gli abitanti locali nella gestione delle strutture. Torre Annunziata è seduta sull'oro, ma non sembra accorgersene. E' distratta dal suo non sapere più sognare.

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