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Centrodestra, Salvini è accerchiato

La premessa, piuttosto utile per l'esegesi del momento, è che esiste un pezzo di carta sul quale alcuni mesi fa i tre leader del centrodestra hanno formalizzato il loro accordo per le candidature alle elezioni regionali 2019-2020

Centrodestra, Salvini è accerchiato

La premessa, piuttosto utile per l'esegesi del momento, è che esiste un pezzo di carta sul quale alcuni mesi fa i tre leader del centrodestra hanno formalizzato il loro accordo per le candidature alle elezioni regionali 2019-2020. Un'intesa pre-Covid, ci mancherebbe. Per non dire che ormai, politicamente, anche solo una manciata di settimane possono trasformarsi in un'eternità. Ma tant'è. La Lega di Matteo Salvini - pur di portare a casa la candidatura di Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna e la presidenza del Copasir per Raffaele Volpi - lo scorso autunno mise nero su bianco che a Forza Italia sarebbe spettato il candidato governatore in Campania, mentre Fratelli d'Italia avrebbe corso per Puglia e Marche. Esiste, appunto, un pezzo di carta. Scritto, vistato e timbrato. Senza il nome dei singoli candidati governatori, ma comunque con il partito a cui spettava esprimerli e le regioni in questione (non solo Campania, Marche e Puglia, ma anche Liguria, Toscana e Veneto).

Dallo scorso autunno, però, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Salvini ha fallito la spallata in Emilia Romagna, dove era pressoché certo di prendersi la regione rossa per antonomasia così da dare il colpo di grazia al governo Conte, e pure il peso del Comitato di controllo sui servizi è andato perdendo di forza con lo scemare dei rumors sul Russiagate. E poi è arrivata l'emergenza coronavirus che ha nei fatti messo all'angolo il populismo. Con un corollario, utile anch'esso all'esegesi del momento: la Lega di Salvini è entrata - almeno stando ai sondaggi - in una fase di involuzione, mentre Fratelli d'Italia e Forza Italia - per ragioni evidentemente diverse - hanno visto crescere i loro consensi.

In questo quadro - sei mesi dopo un accordo scritto e sottoscritto su un pezzo di carta che qualcuno ora minaccia di tirare fuori - Salvini ci ha ripensato. E ha rimesso in discussione l'intesa, invocando «candidati civici e condivisi» per Campania e Puglia. Malumori, fastidi e tensioni sono tangibili. Al punto che la settimana scorsa Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani per Forza Italia - presenti anche Andrea Crippa della Lega, Ignazio La Russa di Fdi e l'azzurra Licia Ronzulli - sono andati a un passo da mandarsi a quel paese. Si è replicato ieri sera, con un altro vertice per tirare le fila delle candidature regionali. Partito non benissimo, se la Meloni era tentata di farlo saltare dopo che Salvini ha per due volte posticipato l'orario. Prima le 20, poi le 20.30 e dopo chissà, perché il leader della Lega era impegnato in un tour elettorale tra Marche e Abruzzo. «Mica stiamo tutti ai suoi comodi», è sbottata con i suoi la leader di Fratelli d'Italia. Si sono infine visti e hanno messo sul tavolo i loro desiderata.

Quello di Salvini - ovviamente non dichiarato espressamente - è mettere i bastoni tra le ruote alla Meloni. Il leader della Lega non vive troppo serenamente la crescita esponenziale di consensi di FdI e ora è preoccupato dal fatto che l'accordo che aveva sottoscritto nero su bianco a ottobre rischia di essere un gigantesco boomerang. Il primo dato, meno noto, è infatti che i sondaggi dell'ultima settimana danno il candidato di FdI nelle Marche, Francesco Acquaroli, a 45 punti di gradimento contro i 40 del candidato del centrosinistra. Che, per capirci, significa che la Meloni potrebbe riuscire nell'impresa che ha mancato Salvini, quella di conquistare una regione rossa (seppure più piccola e meno decisiva rispetto all'Emilia Romagna). Matteo, superfluo dirlo, la cosa non la vive benissimo. Il secondo dato, questo ormai acclarato con buona pace dei finti sondaggi Swg che la Lega veicola ai giornali, è che in Puglia la candidatura di Raffaele Fitto farebbe fare il pieno di voti a FdI (lista di partito, più lista del presidente). E Salvini non vede affatto di buon occhio uno scenario in cui in una regione così popolosa la Lega si troverebbe decisamente dietro. Fitto, infatti, secondo i sondaggi non solo ha buone possibilità di vincere contro il governatore uscente Michele Emiliano, ma ne ha anche ottime di fare di FdI il primo partito della regione. Di qui l'assedio alla Meloni, per evitare che l'ormai probabile election day del 20 settembre diventi una gigantesca débâcle per la Lega rispetto agli equilibri del centrodestra.

Già, perché anche Forza Italia non sembra intenzionata a mollare la Campania, partita più difficile ma comunque aperta. Candidare Stefano Caldoro contro Vincenzo De Luca, comunque vada, per gli azzurri significherebbe portare a casa un discreto risultato in una regione pesante.

Senza contare che sul punto Silvio Berlusconi ne fa anche una questione di principio: «C'era un accordo preso mesi fa nero su bianco, quell'accordo va rispettato».

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