Che brutto segnale dalla casa della democrazia

Che brutto segnale  dalla casa della democrazia

Non è tanto per la mossa, che sbaraglia tutti, esautorando di fatto il Parlamento nella fase finale di una delle scadenze più importanti della storia del Regno Unito, la Brexit, prevista per il 31 ottobre. La decisione di Boris Johnson di sospendere il Parlamento è la prova che, nel nome del rispetto della volontà popolare, da oltre tre anni a questa parte la classe politica britannica sta mettendo a repentaglio tutto quello che di più prezioso ha reso forte e in parte unico fin qui il Regno Unito: la stabilità delle sue istituzioni, una litigiosità limitata e quasi mai distruttiva, un'alternativa politica chiara fra due poli. La Brexit rischia ormai non solo di trascinare la Gran Bretagna fuori dalla Ue in maniera disordinata e forse anche violenta. Ma di lacerare definitivamente il tessuto sociale della nazione e la nazione stessa. Un brutto segnale per la democrazia parlamentare più antica ed efficiente. Un pessimo segnale per la democrazia quando, in nome della democrazia, si scippa all'Aula il potere della sintesi, il faticoso lavoro del compromesso, il senso stesso della rappresentatività, trincerandosi dietro al rispetto della volontà popolare.

Boris Johnson vuole mettere fine al caos della Brexit con una manovra forte. Ma potrebbe far scivolare il Paese in un disordine persino peggiore. Gioca col fuoco come fece tre anni fa David Cameron, il primo a scottarsi e a far bruciare l'intero Paese. Concentrato sulla sua scommessa politica e personale, Johnson rischia di perdere il senso e il peso della posta in gioco: la tenuta del Paese, la necessità di fare fronte comune con le altre democrazie liberali dinnanzi alle sfide economiche e geopolitiche che stanno ridisegnando gli equilibri internazionali.

Sono le sirene del populismo che suonano, ma che appaiono ancora più stonate quando il popolo è diviso come lo è quello britannico sulla Brexit. Boris potrà anche vincere la sua scommessa e quella del popolo del No Deal. Ma spegne un faro nel mondo liberale delle democrazie parlamentari occidentali.

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