Interni

Chi fa caccia alle streghe e chi vince le elezioni

C'è l'Italia della politica e c'è l'Italia che vota

Chi fa caccia alle streghe e chi vince le elezioni

Ascolta ora: "Chi fa caccia alle streghe e chi vince le elezioni"

Chi fa caccia alle streghe e chi vince le elezioni

00:00 / 00:00
100 %

C'è l'Italia della politica, quella che ancora s'interroga sulle vicissitudini dell'ormai ex compagno di Giorgia Meloni e su quali siano i reali destinatari dell'affondo che la premier ha voluto affidare al video-messaggio inviato domenica alla convention di Fdi. E c'è l'Italia che vota per carità, in un appuntamento elettorale che non ha alcun valore nazionale confermando un trend favorevole al centrodestra e un ottimo stato di salute di Fratelli d'Italia, fatto per nulla scontato per un partito che ormai da un anno è al governo del Paese.

Insomma, le suppletive di Monza per assegnare il seggio senatoriale che fu di Silvio Berlusconi e le provinciali del Trentino e dell'Alto Adige rafforzano un anno dopo le politiche che hanno riportato il centrodestra a Palazzo Chigi una tendenza che era già emersa nelle amministrative di maggio. Il campo largo del centrosinistra vince invece a Foggia, dove però ha inevitabilmente pesato il fatto che il Comune fosse commissariato da due anni per infiltrazioni mafiose (che nel 2021 portarono all'arresto dell'ex sindaco della Lega Franco Landella).

Il voto, dunque, va oltre la percezione di un centrodestra non propriamente coeso. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, infatti, più volte si è avuta l'impressione di una coalizione a volte sfilacciata, con Meloni e Matteo Salvini non sempre in sintonia su diversi fronti. A partire dalla delicatissima questione del rapporto con Bruxelles nella gestione del dossier immigrazione. Poi sono arrivati il post con cui la premier ha reso pubblica la fine della sua storia con il compagno Andrea Giambruno e il video-messaggio alla kermesse di Fratelli d'Italia, a conferma del fatto che qualche incomprensione all'interno della coalizione esiste. «La cattiveria e i metodi che usano per indebolirci hanno raggiunto vette mai viste prima, noi siamo il nemico da abbattere perché siamo lo specchio della loro meschinità», ha detto Meloni. Ed è altamente improbabile che il suo affondo fosse rivolto al Pd o al M5s.

Eppure, la tornata elettorale di ieri racconta un'altra storia. Che ha una doppia lettura.

La prima dice che al di là delle polemiche sull'ex compagno della premier e sulla fine della loro storia che ha tenuto banco su giornali e tv negli ultimi giorni, il centrodestra resta in salute. Adriano Galliani torna al Senato tra le fila di Forza Italia (incassando i complimenti di Marina e Pier Silvio Berlusconi) con la vittoria nelle suppletive di Monza. Non era una piazza difficile, certo. Ma vince con ampio margine nonostante un astensionismo record (l'affluenza si è fermata al 19,3%) che nella bolla dei palazzi della politica aveva fatto persino ipotizzare un possibile testa a testa con il candidato del centrosinistra Marco Cappato. E vince il centrodestra anche nella provincia autonoma di Trento, dove il leghista Maurizio Fugatti viene confermato presidente senza troppa fatica.

La seconda lettura, invece, riguarda Fratelli d'Italia. Che il partito che esprime la presidente del Consiglio continui a non registrare contraccolpi elettorali non è infatti per nulla scontato. E non solo Fdi ha retto bene in Trentino, ma ha pure ottenuto un ottimo risultato in Alto Adige. Al punto che nel consiglio provinciale di Bolzano è il primo partito di lingua italiana con il 6%, scavalcando e persino doppiando la Lega che si ferma al 3 (mentre Forza Italia è allo 0,6%). E ora non è affatto escluso possa perfino governare la provincia autonoma insieme all'Svp, il Partito popolare sudtirolese. Insomma, volendo provare a dare una lettura nazionale a un voto evidentemente locale (e particolare come quello in Alto Adige) l'impressione è che il nuovo corso movimentista di un Salvini tornato da qualche mese in prima linea il 3 dicembre si terrà a Firenze la kermesse congiunta con Marine Le Pen - non stia sortendo gli effetti sperati dal leader della Lega. E che Meloni, nonostante gli inevitabili vincoli che le impone il ruolo istituzionale, stia comunque riuscendo a tenere vivo il suo partito.

Resta, neanche troppo sullo sfondo, il dato drammatico dell'astensionismo. Schizzato a Monza, ma in crescita anche in Trentino e in Alto Adige.

Una disaffezione ormai cronica su cui la politica dovrebbe iniziare a interrogarsi seriamente.

Commenti