Monsignor Zuppi, il (quasi) cardinale amico del Pd e dei migranti

L'arcivescovo di Bologna, quello dei tortellini al pollo per i musulmani, sta per diventare cardinale. Ecco chi è e quali sono le sue battaglie

Monsignor Zuppi, il (quasi) cardinale amico del Pd e dei migranti

Ormai manca poco: Mons. Matteo Maria Zuppi verrà creato cardinale da papa Francesco durante il prossimo concistoro. Si tratta dell'unico ecclesiastico italiano che riceverà la dignità cardinalizia in quella occasione. Jorge Mario Bergoglio non ha scelto altri consacrati nati nel Belpaese. Non è ancora venuto il tempo dell'arcivescovo di Milano o del patriarca di Venezia. E non è affatto detto che Mons. Mario Delpini e Mons. Francesco Moraglia siano destinati a divenire cardinali. Nonostante la tradizione lo quasi preveda. Un discorso simile può essere fatto per l'arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia. Bologna e Zuppi, invece, sono stati in qualche modo premiati dal Santo Padre. E il prossimo 5 di ottobre il capoluogo dell'Emilia-Romagna avrà il "suo" porporato. Ma chi è questo consacrato balzato agli onori delle cronache pure, se non soprattutto, per le sue posizioni progressiste?

Qualche ora fa è emerso come, in relazione alla festa di San Petronio, la Chiesa bolognese abbia deciso di tenere in considerazione le necessità alimentari delle persone di fede musulmana. Un grande classico culinario, i tortellini bolognesi, non conterrà carne di maiale. Con buona pace di coloro che ritegono i tortellini al pollo una opzione anti identitaria. Accoglienza e integrazione (anche culturale), del resto, fanno parte della cifra stilistica del quasi cardinale. Priorità pastorali che vengono da lontano. Mons. Matteo Maria Zuppi, che è romano, proviene dall'esperienza della Comunità di Sant'Egidio. Uno di quegli ambienti ecclesiastici che si sono distinti per la continuità con cui hanno difeso la bontà di una linea aperturista della gestione dei fenomeni migratori. E l'arcivescovo di Bologna si è sempre espresso in tal senso.

L'impegno per i migranti e la stroncatura del populismo

"No, la nostra giustizia non è solo amare quelli che ci amano, salutare i nostri ed ignorare gli altri, perché sono tutti nostri e nessuno viene prima, perché tutti sono prossimo. È questa – ha osservato – la giustizia che hanno amato i fratelli martiri che ci uniscono nella loro testimonianza di amore e che ricordiamo assieme, messi a morte o colpiti duramente". Questa è una delle tante frasi sul tema migranti che Zuppi ha pronunciato nel corso di questi anni. L'elenco sarebbe davvero lungo. In questo caso, come riporta la Sir, parliamo di una riflessione esposta in una celebrazione, durante la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. "Prima gli italiani", insomma, non ha motivo di esistere, mentre l'atteggiamento che un cristiano deve tenere nei confronti dell'altro, quindi anche di un migrante, è prescritto dal Vangelo. Il populismo sovranista, l'ideologia che porta in dote una visione restrittiva dei fenomeni migratori, ha trovato in Zuppi un oppositore. Qualche settimana fa, l'arcivescovo ha parlato di "indipendentisti", che non contribuiscono al "bene del Paese". Ma c'era da aspettarselo.

I discorsi del Papa esposti nel centro sociale

Nella primavera del 2018, il presule italiano si è recato nel centro sociale Tpo di Bologna. Il motivo? Presentare un libro contenente i discorsi che il Santo Padre ha rivolto durante il suo pontificato ai movimenti popolari. Quelli più marcati sulla lotta al capitalismo sfrenato, che crea disugaglianza sociale e che alimenta quella che il Papa chiama "cultura dello scarto". Il che non significa che Zuppi la pensi come i massimalisti di sinistra, ma di sicuro denota un taglio culturale favorevole alla dialettica con quell'universo di attivisti. "Terra, casa e lavoro" sono le parole guida del pontificato dell'ex arcivescovo di Buenos Aires. Dettami che Zuppi condivide in pieno.

La pastorale per gli Lgbt e l'introduzione al libro di James Martin

Se la pastorale dell'accoglienza e la critica a un certo modo d'intendere l'economia costituiscono architravi di uno spiccato progressismo, l'introduzione a "Un ponte da costruire" - il libro del gesuita James Martin sul corso cui la Chiesa cattolica dovrebbe dare vita in favore di un nuovo "atteggiamento pastorale" da tenere con persone omosessuali rappresenta un'altra sfumatura della visione prospettica che Zuppi promuove per il cattolicesimo. Quella prefazione, infatti, porta proprio la firma dell'uomo che, tra qualche settimana, sarà in diritto di partecipare al Conclave, come cardinale elettore e come cardinale eleggibile.

Non è un caso che, poco dopo la notizia relativa alla futura ricezione della porpora, la senatrice Monica Cirinnà abbia commentato positivamente la novità via social. Zuppi ritiene possibile una pastorale per la comunità Lgbt.

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