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Ciclisti ammutinati, Giro in ostaggio

È come se avessero sfregiato la pietà di Michelangelo. I corridori del Giro sfregiano la "corsa rosa" senza pietà. Senza una ragione plausibile, per questioni risibili.

Ciclisti ammutinati, Giro in ostaggio

È come se avessero sfregiato la pietà di Michelangelo. I corridori del Giro sfregiano la «corsa rosa» senza pietà. Senza una ragione plausibile, per questioni risibili. Così, dal figurone dello Stelvio si passa alla figuraccia di Morbegno. Basta una notte per cancellare tutto. Non ne avevano voglia. Non se la sentivano di percorrere 258 chilometri di tappa la più lunga di questo Giro dopo due giorni certamente massacranti (600 km con oltre 15mila metri di dislivello). Non avevano voglia di sciropparsi una tappa insignificante che aveva un senso solo per gli sprinter, perché quella di ieri da Morbegno ad Asti sarebbe stata l'ultima occasione per gli uomini-jet. Invece l'allegra compagnia di Giro, decide di incrociare le braccia e scendere di bicicletta. Troppo freddo (13°), troppa pioggia (pioggerellina), troppa stanchezza (questa c'è): ma muoversi prima? Sollecitare Mauro Vegni - direttore del Giro per tempo? Niente di tutto questo. Arrivano al mattino e lì, sulla linea di partenza, si consuma l'insano gesto. A dirla tutta anche Mauro Vegni pecca in bontà e disponibilità. Se fossimo in lui non staremmo tanto lì a discutere, capire o comprendere: chi c'è c'è, chi non c'è se ne torni pure a casa.

Nel gruppo non solo non sono tutti d'accordo, ma la gran parte di loro non sa nemmeno cosa stia succedendo. Molti di loro sono pronti a partire, tra questi Nibali, Fuglsang e Sagan, non certo i Sunweb con la maglia rosa Wilco Kelderman: mediocre in tutto.

Le operazioni per bloccare il Giro cominciano nella notte sulla chat dei corridori. C'è chi propone di chiedere una riduzione sul viaggio da Morbegno ad Asti. C'è stanchezza, ma al mattino la pioggia fa il resto. Un paio di ciclisti stranieri fanno da capipopolo, guarda caso delle squadre che già avevano minacciato di andarsene per il Covid (la olandese Jumbo Visma e l'americana EF). Si va per votazione a maggioranza, per alzata di mano e partenza che slitta cento chilometri più a valle. Basta questo a trasformare una corsa in farsa. Giretto dimostrativo per accontentare l'amministrazione comunale di Morbegno che ha pagato per avere questa partenza, poi i corridori si fermano dopo 11 km, le biciclette vengono sistemate sulle ammiraglie, mentre i corridori salgono tutti sui rispettivi motorhome di squadra. Viaggio di cento chilometri e nuova ripartenza fissata per le 14.30 da Abbiategrasso, destinazione Asti.

Finita la corsa, incomincia la sfida a scaricare le responsabilità. Al mattino tutti uniti, a tardo pomeriggio non si capisce chi abbia avuto l'idea di bloccare tutto. Cristian Salvato delegato del sindacato mondiale dei corridori (CPA, presieduto da Gianni Bugno, impegnato come opinionista Rai, ndr), fatica a far capire come è nata questa brutta storia. «Bisogna capirli, la stanchezza si fa sentire e 13° sono davvero pochi: fa freddo». Più chiaro il direttore Mauro Vegni: «È stata una figuraccia mondiale, vanificati tutti i nostri sacrifici. Ora pensiamo ad arrivare a Milano, poi qualcuno pagherà anche questo».

Oggi 20ª tappa, da Alba a Sestriere, 190 km. Tappa che potrebbe essere decisiva ai fini della classifica generale. Per tre volte verrà affrontato il Sestriere, con arrivo in cima al Colle.

Sempre che ne abbiano voglia.

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