E per forza che per i beni culturali è sempre sera, anzi notte fonda! Arriva adesso la notizia del Pantheon a pagamento, poi toccherà a San Pietro, già è così ai Frari a Venezia. Le chiese non sono più luoghi di culto e di preghiera, e anche luoghi di meditazione con gli occhi ai dipinti e alle sculture, ma esercizi commerciali nei quali conoscere e vedere non è una crescita spirituale, come pregare, ma un consumo. In taluni casi sono veri e propri musei, ma la loro funzione primaria è simbolica, spirituale e, nel caso del Pantheon, anche civile. Pagare al Pantheon, o in una chiesa, è come pagare al cimitero dove i morti ci parlano. Prevale la logica del danaro. E l'educazione dello spirito appare marginale.
Così anche la perversione di Catania dove, nella mostra «da Giotto a De Chirico», l'apparizione di una tavola di Antonello dipinta sui due lati, capolavoro dimenticato, acquistato dalla Regione per soli 315mila euro, passa sotto silenzio, in una regione in cui solo la mafia fa notizia.
Nella giornata di ieri ho presentato l'Antonello a Catania, inaugurato una mostra a Caltagirone, fatto la regia della Vedova allegra al teatro Bellini, e il giornale La Sicilia ha messo in prima pagina la mia imperdibile adesione al sit in contro di me per il pm Di Matteo! La cultura non fa notizia se non porta danaro, e lo spirito degli uomini decade nell'ignoranza. Il pensiero è: siccome al Pantheon vanno tante persone, facciamole pagare.
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