Cinque stelle, mille trucchi

Cinque stelle, mille trucchi

Incitano all'odio contro i giornalisti ma aprono alle loro porte, e arruolano quelli che sperano di salire sul (loro) carro del vincitore. Mettono all'indice le multinazionali perché rappresentano il «male assoluto» ma strizzano l'occhio a Google, l'azienda più «multi», opaca, dittatoriale e fiscalmente ambigua del pianeta. Urlano la loro rabbia contro i compensi e i vitalizi dei politici ma i loro parlamentari si tengono ben stretti gli uni e gli altri. Si scagliano come belve contro chiunque sia raggiunto da un avviso di garanzia ma se tocca a uno di loro fanno quadrato. Uno vale uno ma se quell'uno non piace (vedi caso Genova) la regola non vale. Potrebbe continuare all'infinito l'elenco delle contraddizioni del Movimento 5 Stelle, il partito dei moralisti fondato da un pregiudicato in odore di evasore fiscale, alla cui corte stanno arrivando giullari senza patria in cerca di visibilità, poltrone e stipendi.

Che dire, tanto di cappello. Bisogna avere talento per scalare il consenso prendendo per i fondelli gli elettori. La ricetta di Grillo è semplice: non esistono cose vere o false, giuste o sbagliate, amici o nemici. Di volta in volta fanno leva sugli stati d'animo del povero cittadino (per carità, le occasioni non mancano) per rubare un voto. I grillini sono più o meno come quei galantuomini che truffano le vecchiette fingendosi di volta in volta addetti del gas, dell'assicurazione, della Caritas: ti entrano in casa con una scusa credibile (che la casta della politica sia da riformare non l'hanno certo scoperto loro), ti ammaliano e a quel punto ti fregano il portafoglio e le gioie di famiglia.

Siamo diventati un Paese di rimbambiti alla mercé del furbo di turno? Non lo so, è un sospetto supportato dai sondaggi. Ma mi chiedo, e vi chiedo: a parte mandare il povero Minzolini in galera, far dimettere Lotti e dimissionare la ministra Madia per quattromila parole della tesi copiate, qualcuno di noi saprebbe dire cosa cambierebbe nelle nostre vite se finissero in mano ai grillini? Io non lo so, e quel poco che ho capito mi spaventa.

Chi li conosce, a parte qualche giornalista in cerca di nuovi padroni, li evita, come insegnano i cittadini romani già pentiti, a stragrande maggioranza, di aver dato fiducia alla Raggi.

E dire che bastava, come quando suona al citofono il truffatore, non aprire la porta e chiamare i carabinieri.

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