Cronache

Ciro di Gomorra risponde alle polemiche: "Facciamo una fiction di denuncia"

L'attore che interpreta Ciro Di Marzio nella serie tv Gomorra ha risposto alle polemiche sulla fiction che si sono scatenate negli ultimi giorni

Ciro di Gomorra risponde alle polemiche: "Facciamo una fiction di denuncia"

Marco D'Amore, l'attore che interpreta Ciro Di Marzio nella nota serie televisiva targata Sky Gomorra, ha risposto alle all'attacco di Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Dda di Napoli.

Pochi giorni fa, infatti, Borrelli ha sottolineato l'interpretazione "folkloristica" della camorra offerta dalla fiction:"Viene offerta una rappresentazione pericolosa dei clan perché distoglie l'attenzione dall'attuale configurazione delle camorra. Oggi la camorra ha superato lo stato di contiguità con i ceti professionali, l'imprenditoria, una parte della politica. E questo rappresenta motivo di preoccupazione. La camorra raccontata in Gomorra è un'entità paradossalmente tranquillizzante, perché consente di differenziarsi", aveva detto.

Ma D'Amore non ci sta e così, come riporta il Corriere della Sera, ha risposto alle accuse: "Guardate i “Sopranos”, la libertà con cui è stato raccontato quel mondo. La nostra è una fiction, non un documentario. Siamo liberi di raccontare la savana dal punto di vista del Leone o della gazzella. E non penso sia sbagliato un modo o l’altro. Però bisogna stare attenti, c’è il rischio di scivolare verso la censura".

L'attore, che è attualmente impegnato a teatro con "American Buffalo", ha poi continuato: “Le polemiche le lascio a chi ha voglia di farle. Noi partecipiamo da artisti e anche da cittadini a tratteggiare uno dei profili possibili del nostro paese. Ovviamente lo facciamo con l’intento da una parte di rendere incredibile e meraviglioso il racconto cinematografico, e dall’altra per partecipare ad un fortissimo atto di denuncia che è partito dall’operato di Roberto Saviano".

"Tutto ciò che accade in “Gomorra” - continua l'interprete di Ciro l'immortale - viene raccolto dalla realtà, dalle carte processuali, dalla storia che è scritta, quindi non è invenzione".

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