Colf in nero, telecamere per incastrare i datori di lavoro

Attenzione però all'aspetto della privacy: la Cassazione ha stabilito i parametri sull'inferenza nella vita privata

Colf in nero, telecamere per incastrare i datori di lavoro

Badanti o colf in nero potranno dotarsi tranquillamente di un registratore o di una telecamera spia in casa del proprio datore di lavoro. A stabilirlo è stata una recente sentenza rivoluzionaria della Cassazione: i giudici supremi hanno regolarizzato l'utilizzo anche di tali dispositivi al fine di provare il proprio rapporto di lavoro e utilizzare il prodotto registrato come testimonianza per un'eventuale processo per chiedere arretrati, buonuscita, ferie, ma anche per puntare a pretendere una assunzione regolare. Anche se non autorizzati potranno munirsi degli apparecchi necessari per precostruirsi le prove.

Parallelamente però bisogna tener conto di due aspetti principali per evitare di incorrere nel reato punito dall'articolo 615 bis del codice penale, ovvero la violazione della privacy: nell'obiettivo della telecamere non deve essere ripresa in alcun modo la vita privata degli abitanti all’interno della casa in questione; i video devono essere girati mentre la badante è fisicamente presente sul luogo del lavoro. La Corte suprema ha stabilità che non vi è alcuna inferenza nella vita privata nelle immagini in cui si vedono mobili, arredi vari, argenterie e interni degli armadi che riprendono la biancheria intima.

I datori di lavoro sono tutelati?

Ma se da una parte si tutelano i collaboratori domestici aiutandoli a denunciare il lavoro nero, dall'altra appare evidente come la posizione dei padroni di casa potrebbe essere trascurata. Quest'ultimi non hanno la possibilità di piazzare registratori o altri dispositivi simili se in quel momento ci si allontana: la loro assenza genera nei terzi la convinzione di non essere visti o sentiti, concedendo loro quel margine di privacy che non si può violare.

L'edizione odierna di Libero riporta come - alla base di una stima calcolata da diverse fonti - a oggi 6 lavoratori tra le mura domestiche su 10 sono da considerarsi irregolari, privi di contributi e assicurazione sugli infortuni. A fronte degli 864.526 lavoratori regolari nel settore domestico registrati nel 2017, gli occupati effettivi sono circa 2 milioni (di cui 1,1 irregolari). I controlli effettuati in tale settore sono stati 1.148, meno del 10% delle 122.240 verifiche portate a termine dall'Ispettorato nel 2017 (il dato comprende anche quelle effettuate nelle aziende).

Gli accertamenti sui datori sono circa 300 all'anno: si tratta di un numero limitato considerando che in caso di lite tra lavoratore e famiglia spesso si ricorre alla conciliazione monocratica: in questo caso si provvede a quantificare una somma da versare al badante mediante un accordo tra le parti prima dell'avvio dell'accertamento degli importi dovuti.

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