Colpire i cronisti per intimidire i consumatori

Colpire i cronisti per intimidire i consumatori

Uno che fa il nostro mestiere, un giornalista della Stampa, Gianluca Paolucci, alle 8 di venerdì ha ricevuto la visita in casa della Guardia di finanza. I militari, su mandato della Procura di Torino, hanno perquisito l'appartamento, sequestrato i telefoni, il pc, un iPad, le chiavette Usb, due telefoni della sua compagna, cd e materiale privato. Il tutto dopo aver setacciato la camera dei bambini, frugando anche dentro le scatole dei loro giocattoli. Alle 10 la Finanza si è poi presentata alla Stampa, completando l'opera di perquisizione e sequestro.

Cosa ha combinato Paolucci? Ha fatto il suo mestiere, scrivendo due articoli nei quali si racconta, documentandola, la pressione esercitata dai vertici delle assicurazioni Unipol sul governo e sul Pd, nel gennaio 2014, per ammorbidire la riforma delle Rc auto nel decreto Destinazione Italia in fase di conversione in legge. Una legittima opera di lobby, andata a buon fine: la riforma fu stralciata ed è tuttora inserita nel ddl Concorrenza. Paolucci documenta, tra l'altro, la consuetudine di rapporti tra Unipol, compagnia delle coop rosse, e gli esponenti del Pd coinvolti nella faccenda, pubblicando anche sul sito le intercettazioni telefoniche. L'intera documentazione, contenuta nel procedimento Unipol-Fonsai, sarebbe stata già depositata; ma forse non è così perché l'ad di Unipol, Carlo Cimbri, ha denunciato Paolucci per aver concorso nel reato di «rivelazione del segreto istruttorio». E la Procura, guidata da Armando Spataro, ha avviato l'indagine.

A parte la solidarietà che esprimiamo a Paolucci da cronisti come lui - convinti che libertà di stampa e diritto di cronaca non siano formule retoriche, da difendere magari a corrente alternata, bensì fondamenti della democrazia - crediamo che questa vicenda contenga una minaccia che riguarda 60 milioni di cittadini e consumatori. Paolucci è un giornalista economico. Ebbene, frugare nei giocattoli dei bimbi per il sospetto che carte giudiziarie acquisite da oltre 3 anni e mezzo siano state passate al papà di quei bimbi, che fa il cronista e dunque di mestiere cerca di avere quelle carte, ci pare una follia. Ma non casuale: è generata da un'iniziativa, quella del capo di Unipol, che sa di intimidazione. Non solo ai danni di Paolucci. Ma anche ai nostri che, da consumatori, ci aspettiamo che il cronista economico sia il nostro «cane da guardia» contro ogni tipo di abuso.

Quella riforma delle Rc auto, secondo l'Ania, può generare un calo nelle tariffe delle polizze tra il 23 e il 28%. Tariffe che, secondo l'Ivass, authority delle assicurazioni, sono le più care d'Europa. Unipol cerca, legittimamente, di tenerle alte. E ci riesce. Qualcuno lo scrive, per fare sapere a chi quelle tariffe le paga come vanno le cose.

Però viene indagato. Per cosa? A noi pare per un unico scopo: avvertire tutti quei cronisti che avessero per la testa l'idea di informare i lettori-consumatori, che sarebbe meglio dedicarsi ad altro. Qualcosa di meno pericoloso

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