Com'è difficile far convivere pietà e decoro

Com'è difficile far convivere pietà e decoro

Il decoro e la pietà. Il sindaco di Como Mario Landriscina ha stabilito, con tanto di ordinanza, che il primo può strozzare la seconda. Nessuna elemosina, guerra all'accattonaggio, guerra ai fragili cartoni dei mendicanti, sequestrati da solerti (...)

(...) vigili urbani, guerra pure alla colazione preparata dai volontari e servita a chi batte i denti per il gelo. È la tolleranza zero, ma da queste gelide parti pure sottozero, inaugurata dal primo cittadino nei giorni scorsi per «ripristinare la vivibilità urbana» nella città che si specchia nel celebre lago.

Proprio a Como l'emergenza profughi aveva provocato polemiche negli anni scorsi: francamente il sempre auspicato decoro andava a farsi benedire con tutti quei migranti che bivaccavano davanti alla Stazione e si mescolavano con le macchine fotografiche e le guide a colori degli americani, degli inglesi e dei tedeschi, tutti alla ricerca di uno spicchio personalizzato del gusto tricolore.

Giusto, in quella situazione, intervenire, fermare quella deriva, provare a eliminare quell'accampamento a cielo aperto e proteggere il turismo e quella cartolina da Grand Tour e da paese delle meraviglie.

Ma il pugno di ferro con chi combatte per sopravvivere e con chi regala generosità a ridosso della notte di Natale, no, non può andare.

I clochard ci sono sempre stati e non c'è certo da scandalizzarsi se qualcuno oggi ha la pelle scura o parla una lingua sconosciuta. Un piatto di minestra, una fetta di pane, un sacco a pelo o, meglio, un locale riscaldato sono l'abc dell'umanità, la prima grammatica della solidarietà.

Il sindaco tira dritto: «Indietro non si torna, l'ordinanza non verrà ritirata». Ma qui non si tratta di rassegnarsi al caos, di piegarsi a logiche buoniste o di soffiare sul degrado. La questione è più semplice, anzi elementare: i poveri, quando sono davvero poveri, vanno aiutati. Nei limiti del possibile e con la misura del buonsenso, ma senza incendiare pure il disagio con la miccia traditrice dell'ideologia.

Vogliamo un Paese ordinato ma non spietato, un Paese che non dimentichi chi è rimasto indietro e non ha il passo per affrontare le mille complessità dell'esistenza contemporanea.

La prima forma di decoro è dare una chance a chi l'ha persa. Travolto magari dalla ghigliottina di una crisi che ha stravolto il profilo della società, moltiplicando miserie e fragilità. È questo, sia detto senza retorica, lo spirito di queste feste.

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