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Com'è difficile la meritocrazia al tempo dei populisti

Meritocrazia. Letteralmente significa che il potere va ai più meritevoli. Immaginiamo un immenso concorso pubblico come quello che un tempo dicevano venisse fatto in Cina per diventare mandarino.

Com'è difficile la meritocrazia al tempo dei populisti

Meritocrazia. Letteralmente significa che il potere va ai più meritevoli. Immaginiamo un immenso concorso pubblico come quello che un tempo dicevano venisse fatto in Cina per diventare mandarino. In tutto l'impero vi erano decine di migliaia di partecipanti che facevano dei compiti di altissimo livello culturale. Poi gli esaminatori imperiali davano un voto e coloro che avevano il voto più alto non solo vincevano il concorso ma venivano subito assunti nelle posizioni di comando.

Oggi la differenziazione dei ruoli e delle competenze fa sì che nessun test o esame ti consente di prevedere il grado di conoscenza e la capacità di comando. Come fai a capire chi, fra diversi candidati, sarà il migliore, il più adatto per governare una Regione? Si può farlo valutando non solo cosa conosce, ma come si è comportato in passato, quando ha dovuto svolgere compiti delicati, prendere decisioni, capire cosa occorreva fare in situazioni difficili. Tutti casi in cui non conta solo un determinato sapere giuridico, economico o tecnico ma anche altre qualità, come gestire situazioni complesse, farsi ubbidire, trasmettere fiducia, saper vedere lontano. Qualità umane che diventano sempre più complesse nelle moderne funzioni di governo delle grandi imprese e dei sistemi politici.

Un problema che crea difficoltà nelle democrazie elettive, dove la gran massa del pubblico vede i politici importanti solo in televisione o sui social media, ed è portato a votare quelli più chiassosi, più aggressivi, che promettono soluzioni emotive semplicistiche, cioè i populisti e i demagoghi. Che poi, quando prendono il potere, diventano dittatori.

La democrazia moderna ha bisogno anche di questi tribuni ma, nello stesso tempo, deve impedire che vadano al potere. E ha perciò necessità di guardiani della democrazia che li frenano e li controllano, guardiani che siano profondamente imbevuti di etica democratica. Alla democrazia per prosperare, infatti, non basta la legge. Essa ha bisogno del convincimento delle élite, dell'appoggio della cultura, di una magistratura imparziale e profonde radici nel popolo.

Cose che impari da bambino, da adolescente e che devono restare radicate nel tuo cuore e nella tua mente.

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