Un verdetto che farà tirare il fiato a milioni di contribuenti. L'Agenzia delle entrate non potrà più giustificare un accertamento nei confronti di un contribuente che dichiara spese superiori al proprio reddito. La sentenza n. 70 del 12 giugno 2015 della Commissione tributaria provinciale è destinata a far discutere e soprattutto a ribaltare i piani di controllo del Fisco. Il redditometro del Fisco che minacciava di far partire accertamenti a raffica per tutti quei contribuenti che avessero avuto una forte discrepanza tra reddito dichiarato e spese sostenute in un anno fiscale debutta già con una bocciatura in Tribunale. Secondo i giudici, scrive Italia Oggi, il Fisco non può applicare alle persone fisiche la stessa severità nei controlli usata per le aziende o i lavoratori autonomi. Nè si può negare che al sostenimento delle spese del contribuente concorrano, in quota parte, anche altri membri conviventi della famiglia.
Il rischio, se il redditometro non avesse subito lo stop di Sondrio, sarebbe stato che un lavoratore dipendente sarebbe stato costretto a contabilizzare le proprie spese con la stessa meticolosità richiesta da chi già per legge ha l'obbligo della tenuta delle scritture contabili, come già detto aziende e liberi professionisti. Con la sentenza della Tribunale di Sondrio, quel pericolo viene sventato e quindi il contribuente potrà dimostrare le spese sostenute con documentazione che andrà valutata nella sostanza più che nella forma.
Come dismostrare - In caso quindi di accertamento sintetico, naturalmente destinato alle persone fisiche, sarà
quindi sufficiente una stampa dei movimenti del proprio conto corrente bancario che "è sostanzialmente valida a dimostrare i prelievi dal conto bancario a fronte dei pagamenti delle rate dei mutui", sil egge nella sentenza.
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