Minniti a cuore aperto: "Per mio padre ero nulla"

Minniti a cuore aperto: "Per mio padre ero nulla"

C'è un mettersi a nudo che non fa rumore. È quello di certe cicatrici lontane, di certe parole a lungo tenute segrete, del rapporto di un figlio e di un padre, di quella ritrosia nel dirsi «ti voglio bene», come se fosse sconveniente o troppo sfacciato. Marco Minniti ha il volto indecifrabile, con la pelle dura, da uomo del profondo Sud, con il passo dei reggini che parlano poco e nascondono la tenerezza nella parte più sfuggente degli occhi.

Per capire le sue ragioni politiche bisogna ascoltarlo, piano, quelle poche volte che sceglie di confessarsi, proprio come è successo ieri, su Radio1, a Un giorno da pecora. È un figlio che fa i conti con un padre che non c'è più. È il racconto dell'Italia prima del '68. «Era un generale dell'Aeronautica e sicuramente mi ha amato, ma per lui ero inutile ed è morto convinto di questo». È quel dolore, che sa di incompiuto, che gli orfani, non importa quanto vecchi, si portano per sempre nel cuore: non aver dimostrato al padre il proprio valore, magari perché manca un codice per dirsi le cose. «Una volta - dice Minniti - chiesi a mia madre perché fossimo così severi in famiglia. La pregai di chiedere a mio padre di essere più aperto e disponibile. Lo fece e mio padre rispose così: Ma se gli consento addirittura di darmi del tu, cos'altro dovrei fare? Non stava scherzando».

Il padre di pietra e la madre dolce è un classico di quella generazione. «Mi vedeva meraviglioso e tutti gli anni mandava la mia foto al concorso Bimbi belli. Non ho mai vinto». Minniti racconta che da bambino sognava di fare il pilota. «Sono sempre stato solitario, da bambino mi mettevo sotto le coperte e facevo finta di volare. Ero un appassionato di volo e dicevo a mia madre che stavo facendo un volo cieco».

Mamma Angela pensava che fosse un po' fuori di testa e non gli permise mai di volare. «Così mi iscrissi a Filosofia e al Pci. Due cose considerate non proprio bene dalla mia famiglia». Il padre si rifiutò di andare alla sua tesi di laurea.

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