"La sim telefonica del cellulare di Yara Gambirasio svela che il suo corpo fu trasportato sul campo incolto di Chignolo d’Isola solo poco prima del ritrovamento, avvenuto il 26 febbraio 2011". È quanto sostiene Ezio Denti, consulente della difesa di Massimo Bossetti accusato dell’omicidio della 13enne bergamasca. Un dettaglio che combacia - a dire del pool difensivo dell’imputato - con altri già emersi nel corso dell’indagine e che "fa ulteriormente vacillare" un impianto accusatorio in cui è la prova
scientifica del Dna l’elemento fondante. "È sufficiente fare una prova empirica - dice all’Adnkronos il criminologo investigativo - per capire che una sim telefonica lasciata all’aperto non avrebbe l’aspetto di quella trovata, avvolta in un guanto umido, nella tasca destra del giubbotto di Yara. La parte in cui esistono i contatti in rame non ha nessuna patina, sembra ’immacolatà e questo non si concilia con un corpo rimasto per tre mesi alle intemperie, neve compresa".
Il ragionamento di Denti è semplice: "Se si sostiene che la sim è stata protetta dal guanto allora bisogna spiegare perché non ci sono tracce di Yara. Il gesto volontario di toglierla dovrebbe portare a trovare una sua impronta, oppure di chi l’ha fatto al posto suo, invece chi ha maneggiato la sim è come se avesse ripulito tutto". Il consulente della difesa ha visto solo attraverso delle fotografie gli elementi trovati accanto a Yara e per questo chiede - "tramite un’istanza che sarà presentata dai legali di Bossetti" - di poter accedere agli stessi, "in modo da eliminare ogni dubbio", anche sull’Ipod che la 13enne aveva con sé. "Da un’attenta analisi magari si potrebbe capire se la vittima sia stata sorpresa mentre ascoltava la musica e se qualcuno abbia quindi tentato di strappargli via gli auricolari o l’Ipod. Nulla emerge su questo dall’inchiesta".
"Lo stato in cui è la sim - spiega Denti - mi convince che Yara sia stata spostata sul campo di Chignolo d’Isola solo poco prima del suo ritrovamento. A pochi giorni dalla scomparsa un elicottero sorvolò quell’area e non vide nulla, le ricerche non hanno trascurato la zona, la posizione della vittima è di chi viene trascinata da due persone, lo stato di conservazione non combacia con un corpo abbandonato per tre mesi". E se la 13enne di Brembate di Sopra non è morta lì, "qualcuno deve spiegare dove Bossetti - in carcere dal 16 giugno 2014 - ha nascosto il corpo". Un altro tassello del processo che riprenderà l’11 settembre prossimo.
"Possiamo dimostrare che il furgone ripreso dalle telecamere non è quello di Bossetti, siamo sicuri che nulla emergerà contro di lui dall’analisi delle celle telefoniche o dalle testimonianze. Niente lega Bossetti alla vittima e - conclude Denti - sulla traccia mista di Dna continueremo a dare battaglia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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