Conte, il cannibale degli alleati fragili

Non ci sono ancora verdetti e un po' mancano pure gli elettori. C'è quasi paura di votare. Si scruta, si conta, si fanno proiezioni, si cerca di immaginare come sarà il domani

Conte, il cannibale degli alleati fragili

Non ci sono ancora verdetti e un po' mancano pure gli elettori. C'è quasi paura di votare. Si scruta, si conta, si fanno proiezioni, si cerca di immaginare come sarà il domani. La domanda è se alla fine cambierà qualcosa, legando la sorte delle Regionali al destino del governo. Le elezioni in Italia non sono, però, mai così lineari. Parlano, ma vanno interpretate. Sono come la voce della Pizia. La profezia è chiara solo quando si realizza: ecco, vedete, l'oracolo aveva ragione. Il voto, da queste parti, funziona più o meno allo stesso modo.

Qui, in particolare, si cerca di intravedere cosa succederà all'avvocato Giuseppe Conte. Resta, sta fermo, si evolve, cade, si rilancia o sopravvive per mancanza di alternative? Non è facile leggere il futuro del presidente del Consiglio. Ha la capacità di galleggiare sulla fragilità. Se ne nutre. Questa abilità lo rende abbastanza resistente ai numeri e alla chimica della politica. Nessuno, neppure il trasformista Depretis, è capace di mimetizzarsi sotto i colori di qualsiasi maggioranza. Le cose che accadono, quando si avvicinano a lui si smorzano. La realtà si limita a sfiorarlo. L'effetto più sorprendente è ciò che gli accade intorno. I partiti della maggioranza sbiadiscono e lui appare più forte.

Tutto ciò che Conte tocca perde energia. Il caso più evidente sono i Cinque Stelle. La fortuna grillina è finita quando è apparso lui. Non ne è la causa diretta. Non ha assolutamente nulla a che fare con la scaramanzia. È una questione politica. Conte ti strappa l'identità. È successo con il Pd e, in qualche modo, perfino con la Lega. È come se con un bacio soffiasse via tutti i ricordi belli per lasciarti nell'anima solo quelli negativi. È dal punto di vista politico una sorta di «dissennatore», come quelli della saga di Harry Potter.

Il risultato è che non sai più chi sei e quel poco che ti ricordi non ti piace. L'angoscia degli altri diventa la sua energia. Basta guardare la faccia di Zingaretti per rendersene conto. La ragione però è politica. È la capacità di Conte di essere tutti e nessuno a svelare la fragilità culturale dei partiti che lo sostengono. È un rivelatore del nulla.

Il paradosso è che se dai al governo Conte un'identità, un progetto, una visione, lo fai cadere. Se sfiorisci e ti rintani nelle tue paure, Conte ti porta a fine legislatura. Il premio è che eleggi il presidente della Repubblica. La punizione è che perdi quell'ultimo soffio di anima che ancora ti resta.

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