Coronavirus

Conte fregato dall'attacco alla Lombardia

E pensare che Giuseppe Conte aveva calcolato con grande cura la sua apertura alle opposizioni.

Conte fregato dall'attacco alla Lombardia

E pensare che Giuseppe Conte aveva calcolato con grande cura la sua apertura alle opposizioni. Non solo nel merito, ma soprattutto nel timing. L'invito al centrodestra a «offrire il proprio contributo» a «tre grandi riforme» - sanità, giustizia e semplificazione - arriva infatti all'indomani del voto del Senato su Alfonso Bonafede. Un gesto di distensione, dunque. Un segnale importante proprio perché la proposta di dialogo viene formalizzata con un'intervista a Il Foglio dopo che il governo ha retto senza tentennamenti alle due mozioni di sfiducia che pendevano sul ministro della Giustizia. Eppure, non c'è neanche il tempo di sfogliare la rassegna stampa, che già prima delle dieci di mattina ogni ipotesi di confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione finisce sotto le macerie dell'incendiario intervento del grillino Riccardo Ricciardi. Il deputato M5s prende la parola subito dopo l'informativa di Conte e critica duramente il sistema sanitario e amministrativo della Lombardia, di fatto lasciando intendere che è soprattutto per le sue presunte carenze che il Covid-19 l'ha colpita tanto duramente. È un attimo e l'aula della Camera diventa una baraonda, con i leghisti in particolare che si scagliano contro Ricciardi. Perfino il solitamente istituzionale Raffale Volpi, presidente del Copasir, si fa prendere la mano. Si sfiora la rissa, vola un microfono e qualche parola di troppo e il presidente Roberto Fico è costretto a sospendere la seduta. Passano i minuti e il clima non si calma, anche perché l'affondo del deputato grillino è considerato una vera e propria provocazione, soprattutto dai parlamentari lombardi, più di altri segnati dall'emergenza coronavirus e dalle migliaia di vittime che si continua a portare dietro in quella regione. «Sono di Brescia, ho perso degli amici in quegli ospedali e mi fa arrabbiare sentire certe sciocchezza», dice Volpi. «Non si può chiedere collaborazione alle opposizioni e poi venire in Aula a prenderci per il culo sui morti», sbotta fuori dall'emiciclo il leghista Giancarlo Giorgetti. «Qualcuno deve metterli in riga, con i morti che ci sono stati qui finisce male...», aggiunge incrociando il ministro della Salute Roberto Speranza. Ma anche nella maggioranza sono in molti a considerare del tutto fuori luogo le parole di Ricciardi. E infatti Speranza guarda sconsolato Giorgetti, allarga le braccia e non trattiene un «ma che ti devo dire?». «Certo che hai ragione», aggiunge il ministro di Leu. E pure Fico, uscito in cortile a cercare di calmare gli animi dei deputati leghisti, sembra in qualche modo prendere le distanze: «Mi dispiace, ma i discorsi non glieli scrivo io...».

Ripresa la seduta, tutti i gruppi d'opposizione - Riccardo Molinari per la Lega, Mariastella Gelmini per Forza Italia e Giorgia Meloni per Fratelli d'Italia - chiedono a Conte una presa di distanze formale da Ricciardi, che non ha parlato a titolo personale, ma è stato delegato a farlo dal gruppo M5s subito dopo l'informativa del premier. Movimento che resta non solo il primo partito della maggioranza in quanto a numeri in Parlamento, ma pure quello cui Conte è - o comunque è stato - politicamente molto legato. M5s che peraltro rincara la dose con il capo politico Vito Crimi, che qualche ora dopo la bagarre alla Camera parla di «gestione fallimentare dell'emergenza da parte di Attilio Fontana e Giulio Gallera». Insomma, «se la Lega cerca un colpevole invece di piagnucolare guardi in casa propria». La linea del Movimento, dunque, è evidentemente quella.

Una posizione da cui il premier è costretto alla fine a prendere le debite distanze. «Al contrario di quanto strumentalmente dichiarato - spiega Conte - è evidente che un parlamentare non condivide in anticipo con il presidente del Consiglio il suo intervento». Insomma, «sono sue opinioni» che «non ho né condiviso prima, né tanto meno aizzato». La presa di distanza, però, non è sufficiente a tenere in piedi un tentativo di dialogo che pare andato in fumo già prima che i diversi interlocutori potessero solo pensare di sedersi a un tavolo. Peraltro, il caso - sempre che sia un caso - vuole che proprio quella del sistema sanitario fosse una delle tre grandi riforme per le quali Conte aveva auspicato il coinvolgimento del centrodestra. E proprio sulla sanità lombarda si è accesa la miccia che ieri ha fatto esplodere Montecitorio. Anche se la collaborazione che davvero cerca Conte è su tutt'altro fronte che, ovviamente, si è ben guardato di esplicitare. È sul Mes, infatti, che il premier avrà bisogno del sostegno di almeno un pezzo di centrodestra, nello specifico di Forza Italia.

Perché il rischio di perdere voti grillini quando ci sarà il passaggio parlamentare per dare il via libera al Meccanismo europeo di stabilità è più che concreto.

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