Coronavirus

Cosa c'è dietro la retromarcia di Conte sul divieto alla Messa

Alcune componenti dell'esecutivo attaccano il poco coraggio del premier, la Cei parla di un'esclusione "arbitraria". Invesione di tendenza del governo dopo il sollecito ricevuto direttamente da palazzo Chigi in seguito a pressioni effettuate da stretti collaboratori del Papa

Cosa c'è dietro la retromarcia di Conte sul divieto alla Messa

Non erano passati neppure cinque minuti dalla conclusione della tanto attesa conferenza stampa del premier Giuseppe Conte sulla cosiddetta "Fase 2", che la Comunità episcopale italiana (Cei), ferita dall'esclusione delle messe religiose nel piano di riapertura del Paese, ha subito diramato un duro comunicato per rivendicare il diritto al culto.

Anticipando i tempi, infatti, la Cei si era già impegnata a redigere un documento nel quale, in dieci punti distinti, venivano prospettate tutte le misure necessarie per consentire una ripresa della celebrazione delle messe. Tanto da inviare il piano studiato nei dettagli proprio al governo con la convinzione, poi disattesa dalla comunicazione di ieri sera da parte dello stesso Conte, che dal 4 maggio la lenta uscita dal lockdown avrebbe riguardato anche le chiese.

"La Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria", si legge nella nota della Cei. "I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto".

Un duro attacco nei confronti del presidente del Consiglio proprio da parte di un organo tra i più attivi intervenuti a sostegno del governo soprattutto in questo duro periodo per il Paese. Un supporto su cui il premier ha potuto sempre fare affidamento, dunque, e che di certo non vuole lasciarsi sfuggire.

Ed in effetti, poco dopo la pubblicazione della nota e i primi articoli di condanna per la "dimenticanza" di una data ufficiale per la riapertura delle chiese, Palazzo Chigi ha immediatamente innestato la retromarcia, riferendo di aver "preso atto" del malcontento della Cei: "Nei prossimi giorni si studierà un protocollo per la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche", promette il governo. A mettere tuttavia ancora più pressione sul primo ministro italiano si è aggiunto anche il Quirinale che, secondo quanto dichiarato da Affaritaliani, è stato direttamente sollecitato ad assumere una posizione più forte da alcuni collaboratori molto vicini al Pontefice ed in stretto contatto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si chiedeva una maggiore decisione sul tema della riapertura alla pratica del culto religioso, vista la freddezza del comunicato pubblicato in replica alle rimostranze della Cei.

Alle 23:28 un nuovo comunicato propone con cautela la data del 25 maggio per riprendere con maggiori certezze l'argomento, pur ribadendo le grandi criticità per la salute pubblica, prima preoccupazione del comitato scientifico.

Forse troppo poco per spegnere il fuoco delle polemiche, già divampato dai banchi del Pd e di Italia Viva, due delle coalizioni a sostegno dell'esecutivo. Da una parte, quindi, le pressioni per una riapertura già dal 4 maggio, dall'altra i tecnici e gli esperti della task force di Conte che parlano di rischi troppo elevati e di pericolo di assembramenti: "Ci sono criticità ineliminabili", è la preoccupazione principale espressa dal comitato tecnico-scientifico.

"Trovo davvero incomprensibile che si impediscano ancora le celebrazioni. Se si toglie l’acqua santa nelle chiese, se si mantiene il distanziamento facendo sedere una persona per banco, se si impone l’obbligo delle mascherine, francamente non se ne capisce la ragione", ha commentato il ministrto Teresa Bellanova su Repubblica. "Oppure ci dicano che serve lo scafandro o che se ne riparla direttamente a Pasqua 2021", ha concluso.

Fonti vicine a Conte parlano di un'irritazione del premier per le esternazioni in merito alla vicenda, specie da parte dei membri della sua maggioranza: "La Bellanova non ha perso un minuto per esternare la sua contrarietà ancor prima che Conte parlasse. La Bonetti subito dopo. Se pensano di mettere una zeppa nei rapporti con il Vaticano e intestarseli hanno fatto male i loro conti", riferisce l'Huffington Post, che ha riportato l'indiscrezione.

La questione resta aperta, ed il fatto di prendere tempo per decidere in sicurezza ha fatto storcere il naso a tanti.

Il Pd, nel frattempo, ha già presentato un emendamento per la ripresa delle funzioni religiose: "Previa sottoscrizione di un protocollo di intesa tra il governo e ciascuna confessione religiosa", dice il parlamentare Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti, come riportato da Repubblica.

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