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Conte, vertice bluff con il centrodestra: "Non ci ha ascoltati"

Con buona pace del Quirinale, anche il secondo faccia a faccia tra Giuseppe Conte e i leader dell'opposizione si risolve in un vertice evanescente nel quale l'auspicato spirito di collaborazione tra il governo e la minoranza fatica a decollare

Conte, vertice bluff con il centrodestra: "Non ci ha ascoltati"

Con buona pace del Quirinale, anche il secondo faccia a faccia tra Giuseppe Conte e i leader dell'opposizione si risolve in un vertice evanescente nel quale l'auspicato spirito di collaborazione tra il governo e la minoranza fatica a decollare. Colpa di un rapporto ormai compromesso, quello tra il premier e i rispettivi capi delegazione di Lega (Matteo Salvini), Fratelli d'Italia (Giorgia Meloni) e Forza Italia (Antonio Tajani). Ma anche di un Conte, che sembra più subire che promuovere l'incontro. Così come l'ex ministro dell'Interno, che con il suo ex premier è in rotta ormai da mesi. E che, forse, ha deciso di silenziare la sua opposizione aggressiva perché questi non sono tempi in cui sparare a palle incatenate sul governo porti consensi. Questo, almeno, sentenziano i sondaggi.

Difficile con queste premesse riuscire davvero a imboccare la strada della collaborazione. Nonostante il premier si presenti all'incontro insieme ai ministri Roberto Gualtieri (Economia) e Federico D'Incà (Rapporti con il Parlamento), che nel vertice di dieci giorni fa si erano limitati a un collegamento video. I toni, raccontano alcuni dei presenti, sono più cordiali e meno spigolosi dell'ultima volta. Anche se - al di là del tentativo di veicolare un buon esito del faccia a faccia - la diffidenza è il non detto di quasi tutte le conversazioni. Non è un caso che la Meloni faccia notare a Conte che «non è possibile collaborare davvero se il blog ufficiale del M5s «ci attacca ogni benedetto giorno». E non solo loro, «anche il Pd», aggiunge la leader di Fdi rivolgendosi direttamente a Gualtieri. Insomma, è il senso del ragionamento, difficile fare proposte costruttive se poi «appena diciamo qualcosa veniamo accusati di non voler collaborare». Il premier e il ministro dell'Economia non replicano, ma quando si passa al decreto Cura Italia il clima resta lo stesso. Conte fa presente alle opposizioni che «ci sono più di mille emendamenti» al decreto e che sarebbe bene che il centrodestra «indicasse quelli più importanti» o «facesse ricorso allo strumento degli ordini del giorno». La replica è non poco polemica. «Di questi mille quanti ne ha presentati Italia viva di Matteo Renzi?», ribatte ironica la Meloni. «La Lega ne ha depositati solo una quarantina», gli fa eco Salvini. E poi, concorda anche Tajani, finché il governo non ci fa sapere quanto davvero intende stanziare per il decreto di aprile è difficile fare una selezioni delle misure più urgenti.

Continuano così le oltre due ore di faccia a faccia, con Conte che a metà incontro toglie la mascherina. Altro tema di frizione, visto che sia il leader della Lega che il vicepresidente di Forza Italia chiedono conto delle centinaia di migliaia mascherine ferme nei magazzini della Lombardia in attesa di una via libera dell'Iss. «Questa cosa vedetevela con Fontana», è la risposta secca del premier, che rimbalza dunque sul governatore della Regione. E pure quando si passa all'Europa e al tentativo del governo di portare Germania e Olanda su una linea più ragionevole per far fronte all'imminente crisi economica, l'interazione tra premier e opposizione resta polemica. «Parlate anche voi con i vostri alleati in Ue», dice Conte. «Noi siamo nel gruppo dei Conservatori e riformisti», replica Meloni. «Noi non siamo alleati con nessuno», dice Salvini. «Noi siamo da tempo impegnati nel Ppe a difendere gli interessi dell'Italia», aggiunge Tajani. Alta tensione, invece, sull'Inps. «Altro che confronto, se mentre sei qui fai un post sul sito dell'Inps in tilt non fai che soffiare sul malcontento e questo è inaccettabile», attacca Conte rivolto a Salvini. Con il leader leghista che sta attento a non alzare il tono della polemica. «Il post non l'ho scritto io, ma se il sito dell'Inps è bloccato da ore non è certo colpa mia».

Poi il premier conferma ai suoi interlocutori che le elezioni regionali in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto e la tornata amministrativa slitteranno a ottobre, come pure il referendum. Congelato (per 120-180 giorni) anche il corposo pacchetto di nomine delle aziende partecipate di Stato.

«L'emergenza c'è ed è reale, ma Conte - concordano i leader del centrodestra - è ben contento di rimandare e congelare tutto pur di restare il più possibile aggrappato alla sua poltrona».

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