Cronache

Il contributo decisivo dell'Esercito nella lotta alla pandemia

Da mesi l'Esercito svolge un ruolo chiave per vincere la lotta al coronavirus. Ecco le storie dei giovani medici in divisa in prima linea contro il Covid

Il contributo decisivo dell'Esercito nella lotta alla pandemia

Al termine di una giornata infuocata come poche abbiamo raggiunto il traguardo cui guardavamo da settimane: 20 mila persone immunizzate da quando il presidio Vaccinale della difesa di Cosenza è stato aperto. Il 20 millesimo Cosentino a ricevere il siero contro il Covid si chiama Quinto, calabrese ha 57 anni e fa il commerciante di abbigliamento. Si è un po’ emozionato a vedere le televisioni e i giornali venuti ad intervistarlo per celebrare assieme a noi questo importante traguardo. La sera a fine turno, bevendo una bottiglietta di acqua tutt’altro che fresca seduti su un cassone per il trasporto materiali, io e i quattro amici medici con cui ho condiviso questi mesi di intenso lavoro, ci siamo resi conto che quello appena trascorso sarebbe stato l’ultimo giorno che avremmo passato tutti assieme.

Una stramba squadra di “medici ragazzini” e di veterani consumati dalle missioni in tutto il mondo, che ha affrontato la parte più delicata della campagna vaccinale in Calabria, si stava per separare per sempre. Come nei migliori film hollywodiani, ci pareva di veder scorrere su un bellissimo tramonto silano, i titoli di coda con il destino dei protagonisti della storia che abbiamo vissuto. Andrea, che si è arruolato per “vendicare” il padre ammalatosi due volte in 12 mesi di Covid è ormai a fine ferma, tornerà alla sua brillante carriera di medico chirurgo. Ma prima passerà le vacanze assieme al suo papà ormai completamente ristabilito.

Roberto invece è passato in servizio permanente, trascorrerà la sua vita come dottore con le stellette, mi rassicura sapere che se torneranno tempi brutti il nostro Paese potrà ancora contare su medici in uniforme come lui. Costantino ha vinto il concorso per la scuola di specializzazione, si congederà e dovrà lasciare il campo, mentre Antonio si prenderà ancora qualche settimana per decidere della sua vita. Intanto resterà qua, in prima linea, a lavorare anima e corpo come fa da marzo per vaccinare più persone possibile. Anche la mia ferma è alla fine: tornerò in redazione consapevole di essere stato forse “il più vecchio capitano di questa guerra” come diceva di se stesso Atoine de Saint Exupery il papà del Piccolo principe, ma come lui di essere felice “di non essere stato un testimone ma di aver partecipato” alla più grande battaglia che la nostra Patria ha affrontato da tantissimi anni.

La “squadra” si scioglie quindi, perché così deve essere, perché in ogni missione viene sempre il momento di passare il testimone e di andare a avanti. E così è anche per questa Operazione “EOS”, voluta dal ministro della Difesa Guerini in appoggio alla campagna vaccinale del commissario Figliuolo, che abbiamo visto nascere qua in Calabria e che lasciamo molto più forte e strutturata di quando abbiamo incominciato a lavorarci. Il presidio Vaccinale difesa di Cosenza è ormai una macchina rodata, capace di effettuare dalle 400 alle 600 vaccinazioni al giorno. Non meno efficiente quello di Taurianova in provincia di Reggio Calabria dove lavorano ormai anche 7 team vaccinali mobili che tutti i giorni vanno casa per casa a immunizzare le persone immobilizzate a letto sin nelle più sperdute frazioni dell’Aspromonte.

Tra di loro c’era anche Francesco, 100 anni portati alla grande a dispetto delle terribili ferite di guerra ricevute alla battaglia di El Alamein. Ha sorriso a Mariaelena, il tenente medico poco più che 30 enne che lo stava visitando e, strizzandole l’occhio le ha detto “Ufficiali belle come te in guerra noi non ne avevamo”. E poi Anna che quando ha visto i ragazzi in divisa arrivare da lei si è messa a piangere e li ha abbracciati come figli ritrovati. Da giorni ormai i presidi vaccinali mobili si spingono fino in aspromonte e nella Locride terre in cui legalità e diritto sono ancora battaglie da vincere quotidianamente. Il contributo della Difesa all’immunizzazione della popolazione è qui uno sforzo enorme, guidato dal Colonnello Zizza, Ufficiale responsabile per la campagna vaccinale in Calabria che coordina quotidianamente risorse e uomini che vi sono impegnati.

Senza gli uomini in uniforme tutto sarebbe stato più difficile e lento. Ma mentre finisco la mia bottiglietta d’acqua davanti al mio ultimo tramonto in “missione” mi rendo conto che, oltre alla battaglia contro il Virus, ce n’è un’altra importantissima che stiamo vincendo: dare ogni giorno un esempio di ordine e legalità in una terra che troppo spesso in passato ne ha viste troppo poche. Sentire le persone, in fila ordinata fuori dal campo allestito dall’Esercito per aspettare il loro turno, dire che hanno deciso di vaccinarsi da noi perché qua trovano onestà e regole ti fa capire come se alle persone dimostri che un modo diverso di fare le cose è possibile, la gente poi sceglie.

E sceglie bene.

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