Cultura e Spettacoli

Un patto adesso può cancellare la vera identità del nostro Paese

Nell'art. 7 del trattato, in cui gli Stati si impegnano a tutelare beni culturali e persone, si parla di "rispetto per la diversità delle interpretazioni" e di "procedimenti di conciliazione". Il pensiero va ai pannelli che coprirono le statue dei Musei Capitolini in occasione della visita del presidente iraniano Rohani

Un patto adesso può cancellare la vera identità del nostro Paese

Ci fu grande clamore nel 2016 quando il presidente iraniano Hassan Rohani si recò in Italia per un incontro diplomatico, e quello che era allora il nostro governo non esitò ad inchinarsi dinanzi al politico straniero: in quell'occasione, la nostra cultura venne letteralmente oscurata per non urtare la sensibilità dell'ospite islamico.

A breve alla Camera sarà formalizzata la Convenzione di Faro, e la paura è che l'identità degli italiani, un popolo con una storia unica ed invidiabile, venga per l'ennesima volta sacrificata in nome di una comunione tra i popoli più inseguita che reale, oltre che del politicamente corretto.

La Convenzione di Faro, nota anche con il nome di "Convenzione quadro del consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società", non è altro che un trattato col quale gli Stati aderenti si accordano sulle misure da attuare per proteggere il patrimonio culturale e tutelare i diritti dei cittadini che intendono godere dei beni e delle opere presenti sui vari territori.

Un accordo che Francia, Germania, Svezia e Spagna, solo per fare qualche nome, non hanno mai sottoscritto. Un fatto, questo, su cui riflettere. Secondo quanto riportato su "Quotidiano Nazionale", un campanello d'allarme lo si può trovare all'articolo 7 del trattato, in cui viene affrontato il cosiddetto"rispetto per la diversità delle interpretazioni". Gli Stati aderenti, infatti, devono impegnarsi a "stabilire i procedimenti di conciliazione per gestire equamente le situazioni dove valori contraddittori siano attribuiti allo stesso patrimonio culturale da comunità diverse". A tal proposito, nell'articolo 16, viene fatto riferimento ad una sorta di comitato scelto ad hoc che avrà l'incarico di "stabilire delle norme di procedura quando necessarie".

A cosa dovrebbero portare questi precetti scritti nero su bianco? Purtroppo l'Italia ha già dei precedenti, e senza neppure tirare in ballo la Convenzione di Faro. Nel 2016 al comando del governo c'era Matteo Renzi. In occasione dell'arrivo del presidente Hassan Rohani qualcuno pensò bene, si fa per dire, di precipitarsi per coprire alcune antiche e pregiate statue di nudi presenti nei Musei Capitolini. Si dice che fu una funzionaria del cerimoniale ad avere l'idea, mentre il presidente del Consiglio e Dario Franceschini, allora ministro dei Beni Culturali, si affrettarono a prendere le distanze.

La Venere Esquilina, il Dioniso degli Horti Lamiani ed altri gruppi monumentali, opere che tutto il mondo ci invidia, furono coperti con alcuni pannelli bianchi, come se fossero stati qualcosa per cui provare vergogna, invece che orgoglio. Tutto fu fatto per non turbare il presidente di religione islamica, un atto di sottomissione vero e proprio, che all'epoca scatenò accese polemiche.

"Gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo", si limitò a commentare Hassan Rohani. Così ospitali, che durante i pranzi ufficiali non fu neppure servito del vino.

Ora che si avvicina la data in cui sarà chiesto di ratificare la Convenzione di Faro, il timore è quello di tornare ad assistere a simili scene.

Le opposiozioni, a quanto pare, sono già sul piede di guerra.

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