Cronache

La coop guadagna con i profughi: così i soci si spartiscono 60mila euro

La cooperativa "Dimora di Abramo" al centro delle polemiche per aver procurato alcuni profughi come "volontari" alla festa del Pd a Reggio Emilia: ecco il fatturato

La coop guadagna con i profughi: così i soci si spartiscono 60mila euro

Ospitalità e fatturazione. Potremmo chiamarlo così il nuovo business che ruota attorno all'accoglienza dei profughi. Lo sanno bene le cooperative, che non si lasciano sfuggire nemmeno un bando di gara che mette all'asta i 37 euro giornalieri che lo stato assicura a chi dà un pasto caldo e un tetto sotto cui dormire ai migranti. La dimostrazione arriva da Reggio Emilia, dove la cooperativa Dimora di Adamo è finita sotto l'attenzione dei media a causa del Pd.

Nei giorni scorsi, infatti, la Lega Nord emiliana aveva denunciato l'utilizzo di un gruppo di profughi per farli lavorare alla kermesse del Pd. Il Pd, per voce del segretario reggiano Andrea Costa, aveva detto che l'obiettivo era quello di "permettere a questi ragazzi di fare un po' di socialità" e che l'operazione avrebbe garantito un risparmio sicuro allo Stato. "Stato ci guadagna – aveva spiegato Costa alla Gazzetta di Reggio – il vitto che i ragazzi consumano quando lavorano a FestaReggio viene decurtato dal contributo che lo Stato riconosce per la loro gestione". Peccato che né il Pd né la cooperativa sono riuscite a dimostrare documenti alla mano l'accordo con lo Stato per decurtare i 21.600 euro, il contributo che il governo avrebbe dovuto dare alla Dimora di Abramo nei giorni della kermesse piddina.

Così sono iniziati a venir fuori anche alcuni retroscena sulla stessa coop, che ha vinto il bando per la gestione dei profughi di Reggio. A quanto pare, grazie all'ospitalità ai migranti, si arricchisce enormemente. Ed arricchisce i suoi soci. Dai documenti contabili della cooperativa, infatti, risulta che nell'ultima assemblea del 26 maggio, due sacerdoti che da anni si occupano di accoglienza hanno votato contro la chiusura del bilancio 2014. Il motivo è la decisione da parte dei soci di distribuirsi 59mila euro di utili della cooperativa. Non pochi, e occorre considerare che sono solo una parte degli utili che ogni anno la cooperativa riesce ad ottenere. Nel 2014 il fatturato è passato da 2,22 milioni a 3,51 milioni, l'utile di esercizio è cresciuto da 77mila euro a 170mila e in cassa la coop dell'accoglienza ha 795 mila euro.

Per questo il presidente Luigi Codeluppi - come riporta Il Resto del Carlino - ha proposto un ristorno ai soci di 59.950 euro. Una parte di questi, 27.800,98 "ad aumento della quota sociale", mentre ben 32.149,02 euro finiranno "in busta paga". Insomma, i soci hanno guadagnato con i profughi e si premiano con 32mila euro. Alla faccia dell'accoglienza.

I due parroci che hanno votato contro il bilancio 2014, infatti, denunciavano proprio l'inopportunità della redistribuzione degli utili. "Cosa ne facciamo di questi soldi? - si era chiesto don Giuseppe Dossetti - se l’utile è dovuto all’attività con gli immigrati, in che modo ne ridistribuiamo anche a loro?". Don Daniele Simonazzi, invece, aveva manifestato "la sua preoccupazione di un bilancio in attivo quando si fa riferimento alla povera gente, considerando che a suo parere la Dimora è al servizio della povera gente".

Oggi don Simonazzi è tornato, intervistato dalla Gazzetta di Reggio, sulla vicenda: "Ricordo bene quell’assemblea - dice - e le cose che dissi allora le confermo: allora i soci della Dimora d’Abramo votarono per dare a loro stessi gli utili. Come si fa per una società qualsiasi. Peccato che la Dimora d’Abramo non sia una società qualsiasi". Nessuno dovrebbe guadagnarci con l'accoglienza, ma evidentemente non è così. "Quei soldi - continua il parroco - dovevano servire per dare altri e migliori servizi a quella povera gente che vogliamo accogliere. Altrimenti facciamo altro".

Ed è proprio quello che ha fatto la coop. Dimora di Adamo e che probabilmente faranno molte altre in giro per l'Italia: fanno utili con i profughi.

E con i soldi degli italiani.

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