Coronavirus

Quelle multe ai senzatetto: l'allarme sui 50mila invisibili

La denuncia dell'associazione Avvocato di Strada: "Ci stanno arrivando segnalazioni di verbali redatti ai senzatetto per violazione dell'articolo 650 del codice penale, a Milano, Verona, Modena, Siena e in tante altre città"

Quelle multe ai senzatetto: l'allarme sui 50mila invisibili

Ci hanno detto che dobbiamo restare a casa, limitare il più possibile gli spostamenti, perché solo così sconfiggeremo il coronavirus. Eppure in strada ancora si vede gente. C'è chi esce per ragioni di lavoro, salute o necessità stringenti. E chi invece lo fa perché non riesce a rinunciare alla vita di prima. Sono i furbetti, gli irresponsabili, quelli che una volta fermati vengono denunciati per violazione dell'articolo 650 del codice penale. La pena? L'arresto fino a tre mesi o l'ammenda fino a 206 euro. Il mondo però non è solo bianco o nero. Esistono le sfumature. Sono davvero tutti colpevoli quelli che non se ne stanno a casa?

In Italia ci sono persone che pur volendo non hanno un posto dove stare. Sono un esercito di 50mila invisibili, clochard, senzatetto, disperati, diseredati. Possiamo chiamarli come vogliamo, il problema rimane. E nei giorni del "tutti a casa" diventa più pressante. Per loro non ci sono sconti. Vengono comunque sanzionati. Come è successo ad un clochard ucraino che vagava alla periferia di Milano qualche giorno fa. Ma episodi analoghi si sono registrati in tutto il Paese. A lanciare l'allarme è l'associazione Avvocato di Strada: "Ci stanno arrivando segnalazioni di verbali redatti ai senzatetto per violazione dell'articolo 650 del codice penale, a Milano, Verona, Modena, Siena e in tante altre città. Stiamo lavorando per chiedere l'archiviazione ma intanto continuiamo a porci una domanda: Come fanno a restare a casa le persone che una casa non ce l'hanno?", scrivono sulla loro pagina Facebook.

Un interrogativo che si era già posto Alessandro Pezzoni, referente della "area grave emarginazione" della Caritas Ambrosiana. "Nei comuni c'è bisogno di strutture dove le persone senza dimora possano trascorrere la giornata senza stare in giro rischiando di contrarre il virus", aveva spiegato nei giorni scorsi dalle colonne de Il Fatto Quotidiano. L'appello è stato rilanciato in queste ore da Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada, che ha inviato una lettera al premier Giuseppe Conte, ai governatori e ai sindaci. "Queste persone sono costrette a vivere in strada perché fino ad oggi pochi si interessavano di loro e perché le risorse destinate ai servizi di primaria assistenza e all'emergenza abitativa erano poche o inesistenti. Adesso però non si può più far finta di nulla", si legge nella missiva. La richiesta al presidente del Consiglio e alle Regioni è di "far cessare immediatamente l'irrogazione di sanzioni alle persone senza dimora". E anche "di stanziare somme per consentire ai comuni di fornirgli un tetto, utilizzando palestre, capannoni o altri edifici pubblici o privati".

Ai primi cittadini, invece, "di prolungare l'apertura delle strutture utilizzate per ricoverare d'inverno i clochard" e "di velocizzare le procedure per iscriverli nelle liste anagrafiche in modo da poterli monitorare anche dal punto di vista sanitario".

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