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Coronavirus, da Israele il laser che rileva i sintomi del contagio

Un gruppo di ricercatori della Bar Llan University, in Israele, ha sviluppato un laser in grado di rilevare dalla distanza di 10 metri i sintomi del Covid-19

Coronavirus, da Israele il laser che rileva i sintomi del contagio

E se i sintomi del contagio da Covid-19 potessero essere rilevati con un laser? Più che una idea bizzarra, una possibilità concreta che, se fosse messa a protocollo, segnerebbe la svolta nella diagnosi da remoto del coronavirus. La tecnologia è stata sviluppata in Israele ad opera di alcuni ricercatori della Bar Llan University, polo accademico di Ramat Gan, nel distretto di Tel Aviv.

Stando a quanto riferisce l'agenzia stampa Adnkronos/Xin, si tratta di un dispositivo che consente di individuare, anche dalla lunga distanza - circa 10 metri - i cambiamenti nella motalità dei tessuti provocati dal Covid-19. Nello specifico, il laser è in grado di identificare i sintomi caratterizzanti l'infenzione, quali, il "ronco lungo" (segno di una ostruzione bronchiale), la febbre e la diminuzione della saturazione dell'ossigeno nel sangue. "Il nostro dispositivo può rilevare da remoto la nano-motilità del tessuto vicino ai vasi sanguigni e rilevare i suoi cambiamenti come risultato di questi parametri", hanno spiegato gli sviluppatori della Bar Llan University. Secondo il team, le capacità del nuovo metodo di diagnosi a distanza può ridurre il rischio di infezione del personale medico. Ma questa non è l'unica sperimentazione in corso ad Israele.

Dagli inizi del mese di marzo, presso i laboratori dell'istituto di ricerca Migal, a Kiryat Shmona, si lavora ad un vaccino in grado di contrastare con forza ed efficacia quasi certa il coronavirus. Si tratta di un vaccino cosiddetto "sub units", ovvero, una proteina sintetica che imita le parti attive del virus ed innesca la risposta del corpo umano attivando il sistema immunitario. Finora, il vaccino è stato sperimentato sui polli e promette risultati decisamente entusiasmanti sebbene occorreranno ancora alcune settimane prima che vengano attivati i protocolli sanitari per la sperimentazione sull'uomo. "Il nostro vaccino non sarà inettato - ha spiegato Ben-Herzl, vicepresidente di Migal, alle pagine del quotidiano La Stampa - E' una sorta di finto virus che innesca la risposta del corpo umano e attiva il sistema immunitario. Così se una persona viene attaccata dal virus vero il sistema immunitario saprà già che cosa deve combattere e sarà in grado di attaccare, immunizzandosi. La risposta immunitaria sta andando come previsto. Siamo molto fiduciosi perché nel caso del virus dei polli abbiamo avuto un'esperienza estremamente positiva. Teniamo presente che il coronavirus è nuovo per gli esseri umani.

Nessuno ha ancora il modello giusto di test per verificare se il vaccino che sta studiando può funzionare con gli uomini ma noi ci siamo vicini".

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