Lombardia, morti raddoppiati: chi sono le "vittime collaterali"

Accanto alla letalità del Covid si unisce un altro fattore: la mancata possibilità di cura per tante patologie come gli infarti: i decessi in aumento sono una conseguenza indiretta della pandemia

Lombardia, morti raddoppiati: chi sono le "vittime collaterali"

Il Coronavirus miete tantissime vittime in Italia e nel mondo ma va ancora peggio se si considerano le morti "indirette" dovute al virus, che sono molto più alte di quante già ne faccia il Covid stesso.

"Conseguenza indiretta"

Enrico Bucci, professore aggiunto di biologia dei sistemi complessi allIstituto Sbarro presso la Temple University di Philadelphia, negli Stati Uniti, ed esperto nell'analisi dei dati, illustra la propria tesi. Come riporta il Corriere, il prof. ha esaminato le anomalie nella mortalità di marzo nelle zone più colpite della pandemia accorgendosi di qualcosa molto importante.

"I dati disponibili mostrano che i morti causati dall’epidemia di Covid-19 sono di più di quelli indicati dai numeri ufficiali ma molti di quei decessi sono solo una sua conseguenza indiretta - spiega Bucci - è un elemento importante per capire come organizzare la risposta sanitaria, anche per il futuro".

"Sistema sanitario in tilt"

In pratica, è chiaro che anche durante la pandemia ci si può ammalare per altri motivi, anche gravi come può essere, ad esempio, un infarto. Soltanto che, adesso, non c'è più posto nelle ambulanze intente a trasportare quasi esclusivamente malati Covid e scarseggiano, o sono del tutto annullati, i posti in terapia intensiva quasi esclusivamente occupati da chi ha il Coronavirus.

"La mortalità maggiore per il virus non è dovuta solo alla sua letalità, ma al fatto che nelle regioni dove l’epidemia è esplosa è andato in tilt il sistema sanitario - dice Bucci - questo significa che un virus molto contagioso fa indirettamente molte vittime anche se ha una letalità relativamente bassa. Il problema è che gli effetti della saturazione sanitaria rischiano di essere letali quanto e più del virus stesso, perché se esaurisci le ambulanze per portare tutti i malati di Covid-19 all’ospedale, poi non hai quelle che ti servono per chi ha avuto un infarto".

I numeri, quindi, ci dicono che non tutte le morti "in più" sono dovute ai contagi.

Muoiono più uomini

In questo caso, gli uomini sono più "fragili" con un rapporto addirittura di 7 morti su 10. "Tra le persone decedute risultate positive al virus c’è uno squilibrio tra i sessi molto forte: i morti sono per il 70% uomini e per il 30% donne", spiega Bucci, che rimarca ancora una volta la correlazione con altre malattie illustrando le differenze che ci sono attualmente in Lombardia. "Nel periodo che va dal 23 febbraio al 31 marzo tra il 2015 e il 2019 sono morte 3.926 persone, delle quali 2.113 donne e 1.813 uomini; quest’anno 8.962, delle quali 4.305 donne e 4.657 uomini: da questi numeri si vede che le donne continuano a morire quanto gli uomini - afferma Bucci - invece, se fosse solo per il virus, gli uomini deceduti dovrebbero essere due volte le donne. Significa che ci sono state sì più vittime, ma non tutte causati dal coronavirus. C’è un altro fattore: la saturazione degli ospedali che così non hanno potuto curare persone salvabili in condizioni “normali”.

Decessi non Covid in aumento

Il sindaco di Nembro Claudio Cancelli e l'ad del Centro medico Santagostino Luca Foresti avevano già dimostrato che le anomalie dei decessi nel paese in provincia di Bergamo erano state 4 volte maggiori di quelli attribuiti ufficialmente al Covid.

L’Istat ha certificato che nei primi 21 giorni di marzo, sono più che raddoppiati i decessi in 1.

084 Comuni del Nord rispetto alla media degli anni 2015-19 eccedendo quelli accertati per il Coronavirus. A Bergamo, addirittura, sono 4 volte di più "passando da una media di 91 casi nel 2015-2019 a 398 nel 2020", mentre a Brescia sono raddoppiati.

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