Cronache

I nuovi poveri in fila al Monte di Pietà: "Ho impegnato la fede per pagare le bollette"

Nel primo giorno di allentamento delle restrizioni in centinaia si sono riversati al Banco dei Pegni per impegnare gioielli e fedi nuziali: "Lo Stato non ci aiuta, siamo costretti a indebitarci per andare avanti"

I nuovi poveri in fila al Monte di Pietà: "Ho impegnato la fede per pagare le bollette"

È una fila lunga e silenziosa. Una specie di via crucis ai tempi del distanziamento sociale. Si procede di qualche passo e poi ci si ferma, in attesa di avanzare nuovamente. C’è tutto il tempo per prendere coraggio. Il traguardo è una porta a vetri dove si legge: "Credito su stima". Significa liquidità immediata, ed è un modo per sopravvivere alla crisi economica scatenata dalla pandemia.

Il meccanismo è semplice: consegni alla banca gioielli di famiglia, oro e beni di valore e in cambio ottieni soldi contanti. Lo fai con la promessa di estinguere il debito e di ritornare prima o poi in possesso di ciò che hai lasciato. Non è facile. Quegli oggetti hanno un valore incommensurabile perché rappresentano la tua vita. Li hai collezionati nel corso degli anni, sono il ricordo dei giorni felici e delle persone care. La spilla che la tua famiglia si tramanda da generazioni, l’orologio ricevuto per la laurea, gli orecchini che hai comprato con il primo stipendio, il servizio di posate della domenica, persino la fede.

È il caso della signora Iole, una delle prime a presentarsi stamattina al Monte dei Pegni di via Faleria, a Roma. Arriva dalle case popolari di Torre Maura, alla periferia est della città. "Da quando mio marito ha chiuso il bar andiamo avanti con la mia pensione di invalidità, appena 270 euro, e così un pezzo alla volta mi sono ritrovata costretta ad impegnare tutto l’oro che avevamo", dice tra mille sospiri. Le sono rimaste solo le fedi, ma si è decisa a consegnare pure quelle. "Mi viene da piangere ma non abbiamo alternative sennò ci staccano la luce". Iole ha una settantina d’anni, della guerra ricorda solo la fame e dice: "Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo".

È arrivato il suo turno, inspira a fondo, espira lentamente ed inforca la porta. Qualche passo più in là, invece, c’è una donna dell’est Europa. Non avrà più di trent’anni. La crisi economica le ha tolto lo stipendio ed ogni sicurezza. "Lavoravo in un bed and breakfast ma mi hanno licenziata, adesso prendo 400 euro di disoccupazione, viviamo con quelli e con la pensione di invalidità di mio marito, con un figlio piccolo e un affitto da pagare non riusciamo ad arrivare a fine mese", si sfoga. Lei è qui per impegnare un girocollo al quale tiene particolarmente. "È uno dei pochi gioielli che ho", confessa.

Anche Lucia, insegnante di danza, si è messa in fila pazientemente per ottenere denaro contante in cambio dei ricordi dei genitori e dei nonni. "Siamo rimasti senza lavoro e senza nessun sostegno da parte del governo, la categoria dei lavoratori dello spettacolo finora è stata praticamente dimenticata", ci dice. Ha l'affitto della sala da pagare e una famiglia da mandare avanti. "Forse potremo riaprire ad ottobre, ma nessuno può dirlo con certezza", allarga le braccia.

Poi c’è Diego, guardia giurata di 45 anni, che ancora aspetta la cassa integrazione. "Ho impegnato i gioielli di mia madre sei mesi fa per pagare una multa, contavo di recuperarli adesso e invece sono costretto a rinnovare la polizza". È uno di poche parole Diego, e va dritto al punto: "Certo non mi fa piacere, ma è l’unico modo per ottenere contanti senza finire in mano agli strozzini". Sì, perché affidando i propri preziosi al Monte di Pietà si hanno delle garanzie. A spiegarci meglio come funziona il meccanismo è Rainer Steger, condirettore generale di Affide, la più grande società di credito su pegno.

"È un prodotto molto indicato per tamponare delle difficoltà temporanee di liquidità – spiega Steger – ed ha un gran vantaggio: a differenza delle banche, noi non siamo tenuti a verificare la capacità reddituale e patrimoniale del cliente, guardiamo esclusivamente l’oggetto e in base a questo gli diamo il prestito". "Quando scade la polizza – aggiunge – il cliente può riscattare il bene estinguendo il debito oppure chiedere il rinnovo, i casi in cui l’oggetto va all’asta sono pochissimi, appena il 5 per cento, e anche quando accade noi vendiamo sempre per conto del cliente per cui se il ricavato della vendita è maggiore del prestito, la differenza ritorna a lui”.

Per questo l'antico sistema del credito su pegno, di origine medievale, è diventato una delle risposte principali alla crisi portata dal coronavirus. "Già dalla scorsa settimana abbiamo notato un incremento dell'affluenza, ma oggi, nel giorno dell'allentamento delle misure restrittive, c'è stato un vero e proprio boom", ci assicura il dirigente. Tanto che tutte le filiali del gruppo hanno deciso di estendere gli orari di apertura. "Le nostre polizze possono essere rinnovate fino a tre anni", dicono dall'azienda.

"Speriamo - conclude Steger - che per allora la crisi sia passata".

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