La verità choc dell'anestesista: "Il 90% di chi si aggrava a casa muore prima della terapia intensiva"

La terapia a domicilio, se adeguata, può aiutare moltissimo nella lotta contro il Covid-19. Ecco la proposta dell'anestesista Mario Martinetti per migliorarla

La verità choc dell'anestesista: "Il 90% di chi si aggrava a casa muore prima della terapia intensiva"

Affiancare l'assistenza medica domiciliare per i contagiati più lievi al trattamento in terapia intensiva per i casi più critici: questo, a detta di molti esperti, potrebbe rivelarsi il giusto mix per frenare l'epidemia di nuovo coronavirus.

Gli ospedali italiani sono affollati e, nonostante gli sforzi del personale, il numero di posti per accogliere i malati è sempre più ristretto. I pazienti che soffrono di grave insufficienza respiratoria, provocata dalla polmonite interstiziale, necessitano di essere intubati. Molti altri, alle prese con una sintomatologia più leggera, restano invece nelle proprie abitazioni, con il rischio che la loro condizione di salute possa peggiorare da un momento all'altro.

Visto che è impossibile ricoverare tutti, le autorità sanitarie stanno cercando di capire come curare al meglio le persone non ospedalizzate. A questo proposito è utile citare la proposta di Mario Martinetti, anestesista e dirigente di Terapia del dolore e cure palliative presso l'ospedale di Sarzana. Intervistato dal Frontedelblog.it, Martinetti centra subito il cuore del problema: “È fondamentale iniziare una terapia a domicilio”.

La terapia a domicilio, se adeguata, può aiutare moltissimo nella lotta contro il Covid-19. “C’è il conforto dei protocolli cinesi, giapponesi e via dicendo – spiega Martinetti - che questa è la fase cruciale in cui si può vincere l’infezione e ridurre in modo drastico il peggioramento della sintomatologia e quindi il ricorso alle cure delle preziose terapie intensive”. In un colpo solo: meno pressione sugli ospedali, più guariti e meno decessi.

La chiave per una corretta terapia domiciliare

Il nodo da sciogliere è uno: “La terapia domiciliare – prosegue lo specialista - è molto spesso nulla, non dico per incapacità o per decisione del medico, ma semplicemente per la mancata disponibilità di farmaci”. Non solo. Chi è ricoverato riceve farmaci e cure migliori, ed essendo ospedalizzato in un ospedale non potrebbe essere altrimenti.

La priorità – aggiunge Martinetti - va data ai posti tra virgolette ordinari per poter ricoverare il maggior numero di persone possibili; di questi poi comunque qualcuno può andare in rianimazione. Ma sicuramente in numero molto molto inferiore, e con molte più possibilità di cavarsela. Questo è quello che hanno fatto in Cina, alla fine con i risultati che tutti abbiamo visto”.

Per quanto riguarda i farmaci consigliati da chi è affetto da una forma non grave di Covid-19 ed è bloccato in casa, ecco “una specie di riassunto ricavato da studi vari su riviste scientifiche, e condivisioni di evidenze cliniche e protocolli segnalati dai colleghi che operano sul campo nelle zone, appunto, del Nord”.

Martinetti è chiaro e sintetico: risultano controindicati gli antinfiammatori (dal Voltaren al Brufen) e il cortisone, mentre sono sconsigliati i

sartani e Ace inibitori. Tenendo conto di tutte le precauzioni del caso, luce verde per l'idrossiclorochina, la doxiciclina e la vitamina D.

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