Elezioni Regionali 2020

La corsa del centrodestra alla conquista dell'Emilia Romagna

Migliaia di persone sono scese in piazza del Popolo a Ravenna, la roccaforte rossa scelta dal centrodestra come ultima tappa della campagna elettorale in vista delle elezioni in Emilia Romagna

La corsa del centrodestra alla conquista dell'Emilia Romagna

Migliaia di persone sono scese in piazza del Popolo a Ravenna per sostenere il centrodestra in quella che, fino a qualche tempo fa, sembrava essere un’impresa impossibile: conquistare la rossa Emilia Romagna. E così, a due giorni dal voto, i leader dei partiti di destra che sorreggono la candidata alle regionali Lucia Borgonzoni, hanno salutato i cittadini dal palco della città dei mosaici.

Ad aprire le danze è il Capitano. Osannato dalla platea che sventola le bandiere di partito intonando cori da stadio, Matteo Salvini, ci crede: “Se ognuno di voi domenica ci mette un mattoncino in più Lucia Borgonzoni le elezioni non le vince, le stravince. Dipende da voi.” Più dura Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia attacca il Partito Democratico che da decenni governa la Regione. “Questa regione è una locomotiva, ma non lo è grazie al Pd. Lo è nonostante il Pd.” Lo stesso partito che secondo la Meloni si nasconde dietro le sardine, incoerenti nelle loro manifestazioni di protesta. “Dicono di essere contro il linguaggio dell’odio e organizzano eventi in cui l’unica cosa che riescono a dire sono parole d’odio e offese continue verso chiunque non la pensi come loro. Parlano di democrazia e poi, Mattia Santori, dichiara che in un paese normale, in una regione come l’Emilia Romagna non ci sarebbe neanche bisogno di votare.” A chiedere ai ravennati di scegliere la strada del cambiamento anche Silvio Berlusconi. “E’ il momento che entrino facce nuove, nuove idee, nuove energie. E questo è ciò che voi provocherete con il vostro voto di domenica.” Esulta il Cavaliere dal palco della piazza.

Per le strade della città la tensione è alta. Tutti fremono. Vogliono sapere cosa succederà dopo il voto. In fondo la battaglia che andrà in scena domenica non è più solo una gara ad accaparrarsi il governo della Regione. Quella di domenica è molto di più di un’elezione regionale. Se il centrodestra riuscisse a mettere la bandierina anche sull’Emilia Romagna gli equilibri politici a livello nazionale, che già tremano da mesi, potrebbero crollare. Lo ha dichiarato, senza mezze parole, Giorgia Meloni a Ravenna. “Se domenica vinciamo poi andiamo a citofonare a Conte. Gli chiediamo se è pronto a fare gli scatoloni”. Ha ironizzato la leader di Fratelli d’Italia. Secondo i sondaggi, quella tra Bonaccini e Borgonzoni sarà una battaglia difficile, ma in piazza c’è chi ci crede: "l’Emilia cambierà colore”.

“Il Pd ci ha delusi. I problemi sono evidenti e adesso è il momento di dare a qualcun’altro la possibilità di fare meglio.” Gridano convinti tra la folla. Anche tra i meno sicuri la speranza è forte. “Domenica è dura, ma possiamo farcela.” In molti danno la colpa alla sinistra, che reduce da un passato glorioso, negli ultimi anni si è lasciata andare, dimenticandosi dei cittadini e rivendicando meriti dei predecessori. “Sono 70 anni che qui c’è la sinistra. Ora le magagne iniziano a venire fuori e alle promesse fatte a quindici giorni dal voto non ci crede nessuno. Cosa vorrebbero fare adesso? Mettere in pratica tutto quello che potevano già aver fatto in 70 anni?”. L’entusiasmo dei manifestanti è alle stelle e le bandiere issate ricoprono le teste per due ore abbondanti.

Quasi invisibili, in fondo alla piazza, bloccati dalle camionette della polizia di Stato, un gruppo di manifestanti protesta contro il comizio della destra. “Fate schifo” gridano i disturbatori. “Andate a casa”, sbraitano spingendo i militari. Sono qualche decina, tra esponenti dei centri sociali e sardine. Intonano “Bella Ciao” e chiedono alla piazza di bloccare il comizio. Eppure in democrazia ogni partito politico dovrebbe avere il diritto di dire la propria, per giunta durante una campagna elettorale. Si manifestano contro il linguaggio dell’odio, le sardine di Mattia Santori, e poi sgomitano tra le vie che costeggiano la piazza facendo il dito medio a chi non la pensa come loro. Una richiesta di censura verso idee e parole che non rispecchiano i loro ideali.

Una nuova faccia della sinistra che in un batter d’occhio sembra essersi amalgamata ai più vecchi centri sociali.

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