Sapevano come muoversi. Sapevano come colpire il loro obiettivo: la redazione blasfema di Charlie Hebdo. Hanno agito come militari esperti, colpendo e sparando a sangue freddo.
Si sono avvicinati alla redazione del settimanale satirico, l'hanno assaltata e sono fuggiti. Un'operazione rapida. Studiata in ogni minimo particolare.
Dopo aver raggiunto la sede del giornale, i terroristi, come riporta il Corriere, si sono diretti al secondo piano dell'edificio, dove hanno incontrato Corinne Rey (Cocò), una delle firme di Charlie Hebdo, e le hanno puntato le armi contro, costringendola a digitare il codice per aprire la porta del giornale.
Come ha raccontato la stessa Cocò, i terroristi hanno sparato subito a Wolinski e a Cabu. Cinque minuti di eterno terrore. Hanno poi sparato alla guardia del corpo che, dal 2006, proteggeva il direttore del giornale, Stéphane Charbonnier detto Charb. Poi a Tignous, Philippe Honoré, Bernard Maris, Elsa Cayat, Moustapha Ourad.
Una volta usciti, i terroristi hanno mantenuto la calma. Fuori li aspettava una Citroen nera. Urlano "Allah Akbar", Allah è grande. Freddano un poliziotto che chiede pietà. Come solo dei terroristi possono fare.
Si teme ora il rischio emulazione. Sono infatti oltre milleseicento i giovani di passaporto francese che si sono diretti in Siria per addestrarsi e combattere contro l'Occidente.
Come ha raccontato al Telegraph Michael Scheuer, un uomo della Cia, il fatto che gli attentatori non si siano fatti esplodere in un attentato suicida e che si siano premurati di coprirsi il volto, suggerisce come l'attacco a Charlie Hebdo sia solo una prima parte di un piano più ampio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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