Firenze, la beffa degli immigrati: ​così continuano a spacciare

I pusher immigrati sempre più violenti, oltre a seminare paura per le strade di Firenze stanno diventando un rischio anche per le forze dell'ordine. Gli uomini in divisa si trovano sconfitti davanti a questa emergenza, privi dei mezzi per contrastarla

Firenze, la beffa degli immigrati: ​così continuano a spacciare

Uno spaccio continuo, come confermano con un misto di amarezza e rassegnazione gli stessi agenti della polizia locale di Firenze. Che si svolge sotto gli occhi di tutti e fra la rassegnazione dei cittadini. I pusher immigrati, al Parco delle Cascine così come nel resto del capoluogo toscano, sono i padroni incontrastati della compravendita di sostanze stupefacenti. Il business non conosce tregua, gli ingranaggi sono ben oliati e girano alla perfezione. Gli agenti sono pochi in confronto a loro, e per di più non hanno i giusti mezzi per colpirli. Già, perché nonostante siano segnalati, schedati e denunciati, gli spacciatori sono sempre lì. Le norme italiane non consentono di andare oltre, e loro, prendendosi gioco dello Stato, passano le giornate a spacciare dosi letali in luoghi pubblici frequentati da donne, bambini e, più in generale, da persone che niente hanno a che fare con il mondo della droga. Anche perché i clienti non mancano. Il viavai è continuo e lo si vede anche solo appostandosi qualche ora sulle panchine della fermata Cascine, proprio dove i binari tagliano in due l’omonimo polmone verde della città.

Proprio nel Parco delle Cascine ci imbattiamo in una pattuglia formata da due uomini della Polizia Municipale. Stanno camminando lungo il Viale, ma la loro presenza non sembra turbare gli spacciatori africani, suddivisi in piccoli gruppetti schierati a distanza di poche centinaia di metri l'uno dall'altro. L'attività continua, anche sotto gli occhi degli agenti. “Sono tutti segnalati, le norme sono queste. O li troviamo con tonnellate di droga o altrimenti non possiamo fare niente. Loro sono furbi, lo sanno. Hanno poca roba addosso” spiegano sconsolati gli stessi agenti. Gli spacciatori, infatti, portano addosso solo poche dosi, per evitare che l’intera partita di droga nelle loro mani possa essere sequestrata durante le perquisizioni. Il resto è sotterrato da qualche parte nei giardinetti, inserito nella corteccia di un albero o nei cestini della spazzatura. Quando i pusher hanno venduto tutte le dosi, rientrano per rifornirsi prima di tornare in bella vista. La burocrazia italiana non aiuta le forze dell'ordine: “Una denuncia, una sanzione amministrativa: poi chi paga?”, spiegano i soliti due agenti rassegnati. La risposta alla domanda è semplice: nessuno, perché molti spacciatori africani sono senza fissa dimora, non dichiarano niente allo Stato e vivono in una perenne illegalità. La denuncia a piede libero, in casi simili, serve a poco. Le autorità sanno che certi immigrati hanno commesso un reato, perché sono segnalati. Eppure nessuno può fare niente e gli spacciatori non si trovano in carcere ma in strada, a vendere giorno e notte.

L’intera città di Firenze è stata sottomessa da bande di extracomunitari che si sono suddivise il centro storico e le periferie in tante piccole fette. Con il passare del tempo gli spacciatori sono diventati sempre più aggressivi. Quando vengono fermati per un controllo, lo scontro fisico con gli agenti diventa inevitabile. Il sindacato della polizia di Stato ha lanciato l'ennesimo allarme, con un riferimento specifico al capoluogo toscano: “I pusher aggrediscono le forze dell'ordine, si ribellano all'arresto e fanno del male ai colleghi”. Le pagine di cronaca locale sono piene di episodi del genere, molti dei quali avvenuti nei pressi della stazione di Santa Maria Novella. Qui anche i militari provano quotidianamente a ripristinare l'ordine, ma è tutto inutile. Gli spacciatori vengono allontanati, sgomberano i marciapiedi ma poco dopo tornano proprio nello stesso punto.

Non esiste alcuna certezza della pena, e loro ormai lo hanno capito. Il risultato è che a Firenze l’emergenza legata allo spaccio di droga ha superato ogni limite. E all’orizzonte non si vedono soluzioni valide.

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