Salvini sequestratore. Salvini delinquente. Salvini che non può più dire niente, perché ogni cosa viene utilizzata contro di lui. Anche quando parla dei suoi figli. Questa è l'ultima colpa imputatagli dalla sinistra: dopo aver sfruttato gli immigrati per fini elettorali, adesso «sequestra» la sua famiglia per difendersi dall'assalto mediatico e giudiziario. I fatti: mercoledì il capo della Lega, durante il discorso al Senato sul caso Gregoretti, ha avuto l'ardire di citare i suoi bambini. Le parole: «Chi borbotta in aula forse non ha un figlio come il mio che prima di andare a scuola mi ha mandato un messaggio per dirmi forza papà». E poi è ritornato sul titolo pubblicato lo scorso 15 gennaio da la Repubblica: «Mia figlia mi ha chiamato perché ha letto il titolo Cancellare Salvini e io a dire: no Mirta, nessuno vuole cancellare papà. Sono dei giornalisti burloni».
Sui social iniziano a piovere critiche a «papà Salvini» e la sinistra segue a ruota. Ieri, a fare da grancassa, arriva la Repubblica, gazzetta dell'antisalvinismo isterico, quelli che, per intenderci, inseguivano il figlio di Salvini sulla spiaggia per il famoso «scandalo» della moto d'acqua, ma che ora non vogliono nemmeno sentirlo nominare: «Con una sceneggiata da terrone padano e sequestrando persino i propri figli, Matteo Salvini ha cercato ieri di trasformare la sconfitta in vittoria», scrive Francesco Merlo, intingendo il pennino nel curaro. E poi l'attacco sotto la cintura, il delirio, l'odio antropologico: «Salvini, prima che da ex ministro, andrebbe processato come padre». Perché nel mondo alla rovescia della sinistra, lo scandalo non è che un ex ministro della Repubblica vada alla sbarra per una scelta politica presa durante il suo mandato, quando nelle democrazie le scelte politiche dovrebbero giudicarle gli elettori e non le toghe. No, lo scandalo è che un padre parli dei propri figli.
Ora, le parole di Salvini possono essere criticate e stigmatizzate. Ma è ridicolo che lo faccia la sinistra italiana. La sinistra che nel 2011 ha portato sul palco di Libertà e giustizia un ragazzino di 13 anni affinché insultasse Silvio Berlusconi. E su quel palco c'era tutto il meglio del progressismo italiano: da Roberto Saviano a Gustavo Zagrebelsky, passando per Gad Lerner e Susanna Camusso. Sono anche loro dei sequestratori di bambini? La sinistra che ai vari cortei del 25 aprile porta i bambini, cantando Bella ciao, a sventolare cartelli con su scritto: «Mio nonno sparava ai fascisti, non li votava». Non è utilizzo politico dei più piccoli?
Fino ad arrivare alla figuraccia di ieri, con il Pd che pubblica sui social (e poi scarica la colpa su un giovane collaboratore) l'immagine di un piccolo migrante aggrappato alla rete di un campo profughi e accanto un immancabile messaggio antisalviniano: Anche lui vuole ballare al Papeete.
Ecco, questo è il sottobosco culturale che si scandalizza perché Salvini parla dei suoi figli. Forse dovrebbero smettere loro di parlare dei figli di Salvini e magari lasciare in pace anche gli altri bambini. Hanno tutta la vita davanti per occuparsi di politica, non hanno bisogno di maestri d'odio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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