Tornando al Ponte, e alla delusione dei sopravvissuti del Polcevera, mi chiedo se la scelta del governo, concorde nelle sue due componenti fondamentali, di escludere la società Autostrade dalla ricostruzione, sia la scelta giusta. Verrebbe da pensare esattamente il contrario. Che chi è attonito, responsabile, chi non ha previsto il rischio, chi non ha garantito la manutenzione, debba riparare ai suoi errori, fino in fondo e a sue spese: quindi un vantaggio economico per il governo, e una responsabilità doppia per l'unico attore che non può essere né indifferente né indolente nella riparazione. Che interesse ha un attore nuovo ad agire con rapidità, e a non cercare, non dirò espedienti, ma motivati argomenti per prendere tempo, valutare le opportunità, offrire le massime garanzie. Chi deve far dimenticare la sua colpa grave deve essere virtuoso, stupire, dare segnali di ravvedimento, e provvedere a buone opere.
È l'identikit dei Benetton, ancora storditi dopo l'incidente.
Chi più di Autostrade ha necessità di compensare la colpa e, insieme ai risarcimenti, di provvedere senza oneri per lo Stato? Non se n'è accorto il governo, ma sembrano averlo capito gli sfollati, attraverso il loro portavoce, Franco Ravera: «Per noi coinvolgere Autostrade nella ricostruzione sarebbe stato meglio», concludendo: «Nel decreto non ci sono le misure chieste da Genova. Rischiamo di stare fuori casa per anni». Con le misure di questo governo io, amaramente, ne sono certo.
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