Cronache

"Così sono stata assunta al nono mese di gravidanza"

Martina Camuffo racconta come ha trovato lavoro. Un'assunzione al nono mese di gravidanza che riscrive il rapporto tra i datori di lavoro e le donne. Una bella storia dal Veneto

"Così sono stata assunta al nono mese di gravidanza"

“Le mie amiche mi prendevano per matta, alcune mi mettevano in guardia pensando si trattasse di una truffa…”. Non crede ancora a ciò che le è accaduto la veneziana Martina Camuffo, 36 anni, mamma di Mireille, 2 anni, e in attesa di una sorellina, Mila, che dovrebbe nascere a breve. Per Martina si sono aperte le porte di un posto di lavoro a tempo indeterminato. Sembra una favola, una storia lunare e invece non c’è trucco, non c’è inganno. È successo davvero, a Mestre, nel Nord Est pure morso dalla crisi. L’imprenditore pro-mamme è Samuele Schiavon, titolare assieme a Stefano Serena della “The Creative Way” di Mestre, una start up che si occupa di web design e web development.

Come ha conosciuto l’imprenditore Schiavon?

“Ho incontrato Samuele perché avevo avuto con lui un incrocio professionale. Nel 2012 ho aperto in centro a Venezia un bar gastronomia e mi sono rivolta a lui per fare un sito internet e pianificare una strategia di comunicazione”.

Poi cosa è successo?

“Il 25 febbraio 2015 è nata Mireille. Una gioia immensa, ma ho dovuto chiudere l’attività, anche perché mio marito Matteo si occupa di tutt’altro e non poteva seguirla lui. Una donna con una figlia piccola mette in fuga tutti in Italia. Occasioni di lavoro non ne esistono quasi”.

E Schiavon come ha fatto a sapere che lei era senza lavoro?

“Tra Venezia e Mestre ci si conosce tutti bene o male. Samuele si ricordava di me e lo scorso dicembre mi ha contattata chiedendomi se ero disponibile come responsabile della sua nuova attività a Mestre, che sarebbe partita dopo un mese”.

A quel punto lei cosa ha provato?

“Gli ho risposto che ero lusingata, ma avevo il pancione di sette mesi e avrei partorito in febbraio. Mi aspettavo che mi rispondesse arrivederci e grazie, invece…”

Invece cosa le rispose?

“Che aveva intenzione di avere un colloquio con me anche per presentarmi al suo socio”.

Come andò questo colloquio?

“Fu una conversazione di lavoro a tutti gli effetti: un’ora a discutere di comunicazione, di marketing, dei miei titoli di studio, delle possibilità di operare in un team aziendale. Solo verso la fine parlammo pochi minuti della gravidanza e Samuele mi disse di avere una figlia della stessa età della mia Mireille”.

E dopo cosa è successo?

“Dopo le feste mi chiamano e chiedono un nuovo incontro. Faccio un secondo colloquio, più specifico, mi chiedono le tempistiche di gravidanza e maternità, le esigenze di orario più flessibile, cose di questo genere. Alla fine mi propongono una lettera d’incarico propedeutica a un contratto a tempo indeterminato come responsabile commerciale e account manager”.

Cosa le hanno proposto?

“Un ingresso graduale in azienda dopo i 5 mesi (3+2) di maternità previsti dalla legge. Perché Mila per i primi mesi di vita avrà bisogno della sua mamma accanto. L’aspetto commerciale di cui andrò a occuparmi può essere svolto anche fuori dall’azienda, da casa o con i clienti, usando internet. Abbiamo messo tutto nero su bianco, e ho firmato la lettera d’incarico. Inizierò con un full time, ma con una certa flessibilità sia come orari che come giornate di lavoro”.

Erano determinati ad assumerla. Il suo è un curriculum appetibile…

“Dopo il diploma magistrale e alcuni stage nella scuola che mi hanno fatto capire che non bruciava dentro di me il sacro fuoco dell’insegnamento, mi sono laureata all’università di Udine in lingue e letterature straniere, indirizzo relazioni pubbliche e comunicazione pubblicitaria. Dal 2009 al 2012 ho lavorato per un’azienda vinicola del Friuli”.

Al di là del suo curriculum, perché Samuele è stato così comprensivo?

“Perché è una persona perbene e sensibile e perché ha avuto una storia personale che gli ha fatto toccare con mano quanto la maternità sia negata di fatto in Italia”.

Le sue amiche non ci credevano, vero?

“Tutte le mie amiche erano sconvolte, continuavano a chiedermi se fossi sicura dell’assunzione. Ma dopo il secondo colloquio non c’erano più dubbi. Molte di loro hanno dovuto e devono ancora mentire addirittura sul fatto di essere fidanzate. Anche il rischio di avere un figlio è un macigno sulla strada dell’assunzione”.

Cosa sente di dire alle tante donne disoccupate che aspettano un bimbo o che vorrebbero essere mamme?

“Sperate. A me è capitata questa fortuna incredibile. E spero che possa essere da esempio per altri imprenditori. Non voglio restare un’eccezione, non voglio pensare che non ci siano altri imprenditori come Samuele”.

Per ora lo è, mamma Martina. Perché l’Italia è ultima in Europa per possibilità di accesso delle donne a un’occupazione retribuita (rapporto Oxfam presentato al World Economic Forum di Davos). Perché in Italia lavorano 47 donne su 100 occupati, mentre in Europa sono almeno 60 (dati Istat 2015).

E il pancione è motivo di abbandono in molti casi e di respingimento per chi è disoccupata. Ma ci sarà un altro Samuele da qualche parte lungo la Penisola…

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