Coronavirus

Covid-19, lo studio sui 45enni: più a rischio delle donne over 70

L'analisi di Data4Covid19 sul virus: per un uomo finire in rianimazione è circa 5 volte più probabile che per una donna

Covid-19, lo studio sui 45enni: più a rischio delle donne over 70

Diciamocelo chiaramente: quando arriverà (se arriverà) il momento di riaprire fabbriche, negozi, imprese non avremo ancora sconfitto del tutto il coronavirus. Forse (si spera) non sarà più una pandemia, ma gli esperti sembrano più o meno concordi nel dire che fino all’arrivo del vaccino il virus resterà endemico nel Paese. Tradotto: dobbiamo conviverci, come ripete a spron battuto Matteo Renzi da giorni. Almeno su questo ha ragione. Molti suggeriscono allora di ripartire a scaglioni, magari costringendo un po' di più in casa chi potrebbe rimetterci la vita. La domanda cui bisogna dare una risposta è allora questa: chi sono gli italiani da trattare con un occhio di riguardo?

Un'analisi dettagliata è stata realizzata da Data4Covid19 (guarda qui), il progetto che i lettori del Giornale.it hanno già avuto modo di conoscere (leggi qui). A rischiare di finire intubati sono solo gli anziani? Non è esattamente così. "Analizzando nel dettaglio i ricoveri in terapia intensiva avvenuti in Lombardia, i cui numeri precisi sono stati resi pubblici pochi giorni fa - spiega Marco Farina, CEO di Logol AG - è emerso che il parametro più rilevante per stabilire la probabilità di finire in terapia intensiva è il sesso e non l'età". Distinzione di lana caprina, ma fondamentale. Per due motivi: primo, "per un uomo ritrovarsi in rianimazione causa coronavirus è circa 5 volte più probabile che per una donna"; secondo, "il rischio per un maschio di 45 anni è addirittura superiore a quello di una donna di 75 anni". Questo significa che se il governo dovesse decidere chi lasciare a casa tra un uomo di mezza età e una signora prossima alla pensione, dovrebbe rinchiudere in casa il 45enne e lasciar uscire la 75enne. "Ciò premesso - continua Farina - sicuramente i tassi di mortalità salgono con il salire dell'età dei pazienti, e dunque rimane il fatto che sia opportuno prestare ancor più attenzione circa la tutela degli anziani, ma questo è un ulteriore elemento che andrà considerato. Noi lo stiamo inserendo in un modello che avrà lo scopo di ipotizzare il processo di rilascio del lockdown ottimizzandolo su 3 assi principali: sanitario, economico e sociale".

grafico donne over 70

Intanto Data4Cvid19 è riuscita ad elaborare dei grafici in grado di rispondere ad altre domande. Ad esempio: quante potrebbero essere davvero le persone positive al coronavirus in Italia? "Per rispondere a questa domanda ci siamo basati sui numerosi studi che analizzano il tasso di mortalità del Covid-19 in tutti i paesi del mondo, che è abbastanza stabile all'interno di ogni fascia di età - spiega Alessandro Maserati, Head of Artificial Intelligence in Logol - Conoscendo il numero di decessi è dunque possibile ricavare con una certa precisione il numero di persone potenzialmente contagiate". Gli analisti si sono messi all'opera. "Abbiamo utilizzato i dati relativi ai decessi avvenuti in oltre mille comuni nelle prime tre settimane di marzo, li abbiamo confrontati con quelli avvenuti negli stessi Comuni, nello stesso periodo, negli anni precedenti e abbiamo così misurato il numero di morti 'inattesi'. Da questo confronto è emerso che probabilmente il numero reale di positivi è significativamente superiore a quanto dichiarato dai numeri ufficiali". Già, ma di quanto? "Il risultato per quanto stupefacente, con oltre 2 milioni di contagiati nella sola Lombardia, è perfettamente allineato alle stime effettuate dall'Imperial College di Londra che stimava per l’Italia a fine marzo circa 6 milioni di positivi”.

Piccola postilla: Data4Covid19 ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale in grado di rispondere alle domande dei cittadini che vogliono comprendere un po' meglio l'andamento dell'epidemia. In un solo giorno ha già risposto a 20.000 messaggi ed entro il weekend verrà integrato con i sistemi di autodiagnosi proposti in Italia e Svizzera. "Non mi riesco a capacitare - sussurra Farina - di come pochi volontari, seppur con competenze elevate, riescano a realizzare progetti utili ai cittadini, mentre le istituzioni si perdano nella burocrazia. Ricordiamoci che a 2 mesi dall'inizio dell'epidemia un comitato di più di 70 (settanta!) esperti sta ancora valutando un'applicazione per il tracciamento dei positivi.

Affinchè la tecnologica abbia impatto sulla società non sono necessari grossi investimenti, ma è fondamentale che gli sviluppatori abbiano idee chiare e molta competenza in materia".

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