Coronavirus

Ecco il vaccino nelle uova: "Un miliardo di dosi all'anno"

Un vaccino prodotto direttamente dalle uova in fase embrionale che mette insieme due differenti tecnologie: potrebbe essere questa la soluzione vincente per i Paesi più poveri. Non mancano, però, alcuni dubbi

Ecco il vaccino nelle uova: "Un miliardo di dosi all'anno"

Un nuovo vaccino contro il Covid-19 in sperimentazione in Sud America ed Estremo Oriente può rappresentare una concreta speranza per uscire definitivamente dalla pandemia: la "rivoluzione", che rivoluzione non è, sarà quella di usare le uova di pollo ancora in fase embrionale.

Di cosa si tratta

Abbiamo capito che, per uscire dalla pandemia, una malattia che interessa ogni angolo di mondo, non possiamo basarci soltanto su due-tre vaccini. Anche perché, come stiamo scoprendo strada facendo, alcuni presentano dei problemi o sono "consigliati" soltanto per determinate fasce d'età. E se il Covid rimanesse anche nel luogo più sperduto della Terra la pandemia potrebbe ripartire daccapo. Ecco perché è necessario avere più frecce al nostro arco ed ecco perché alcuni ricercatori stanno cercando di mettere in piedi NDV-HXP-S, primo vaccino negli studi clinici ad utilizzare un nuovo design molecolare che è ampiamente previsto per creare anticorpi più potenti rispetto all'attuale generazione di vaccini. E il nuovo vaccino potrebbe essere molto più facile da realizzare. Ne parla il New York Times: " I vaccini esistenti di aziende come Pfizer e Johnson & Johnson devono essere prodotti in fabbriche specializzate utilizzando ingredienti difficili da acquisire. Al contrario, il nuovo vaccino può essere prodotto in serie nelle uova di gallina, le stesse uova che producono miliardi di vaccini antinfluenzali ogni anno nelle fabbriche di tutto il mondo".

Caratteristiche del vaccino con le uova

Come funziona e in cosa consiste questo vaccino prodotto con le uova? Per capirlo dobbiamo partire dall'Inghilterra con una breve introduzione. "C'è un virus chiamato virus della malattia di Newcastle, cittadina inglese dove è stato scoperto, che infetta quasi ed esclusivamente il pollame, sia selvatico che di allevamento, ed è una malattia molto temuta dagli allevatori, la 'malattia di Marek' dal patologo ungherese Joszef Marek che la descrisse per primo. Questo virus era già noto qualche anno fa perché, essendo un cugino stretto del virus del morbillo e del virus del cimurro del cane, malattia simile al morbillo ma che si manifesta soltanto sull'animale, una decina di anni fa fu preso in considerazione perché è stato dimostrato essere oncolitico", ha affermato in esclusiva per ilGiornale.it il Prof. Pasquale Ferrante, ordinario di Microbiologia clinica all'Università Statale di Milano e Direttore Sanitario della struttura Istituto Clinico Città Studi. Qual è il significato di oncolitico? "Che le sue proteine, selettivamente, distruggono le cellule tumorali. Per questo motivo c'è un filone di ricerca che si è focalizzato sulla possiblità di utilizzare questo virus direttamente come agente oncolitico. Con il Sars-Cov-2, invece, ricercatori di Newcastle hanno deciso di usare la proteina Spike così com'è assieme ad un'altra proteina Spike da loro modificata affinché acquisisca particolari caratteristiche di replicazione diventando, secondo gli studi, più efficace nell'indurre la risposta anticorpale", ci dice il Prof. Ferrante. In pratica, i ricercatori hanno fatto questo "costrutto" di Spike del Sars-Cov-2 potenzialmente usabile come vaccino.

Così si utilizzano uova embrionate di pollo

Se NDV-HXP-S si dimostrerà sicuro ed efficace, i produttori di vaccini antinfluenzali potrebbero produrne oltre un miliardo di dosi all'anno. I Paesi a basso e medio reddito che attualmente lottano per ottenere vaccini dai paesi più ricchi potrebbero essere in grado di produrre NDV-HXP-S per se stessi o acquistarlo a basso costo da quelli vicini. Ma cosa succede una volta che l'uovo viene messo all'interno dell'incubatore? "All'interno di quest'uovo crescerà un pulcino, l'ambiente ideale per la crescita dei virus soprattutto respiratori come l'influenza. Nel pulcino abbiamo un embrione di apparato respiratorio, un micro ambiente naturale e sterile che viene utilizzato. La tecnologia di coltivare i virus in queste uova embrionate di pollo o, se si preferisce, nell'uovo di gallina, è una tecnologia in uso sin dagli anni '50 che ha permesso di scoprire tanti virus. La maggior parte dei vaccini antifluenzali prodotti fino a 10-15 anni fa venivano prodotti nell'uovo embrionato di pollo", spiega Ferrante.

Differenze con i vaccini ad Rna

Pfizer e Moderna sono due vaccini che puntano sull'utilizzo della Spike veicolata dall'Rna messaggero in grado di sintetizzarla una volta entrata dentro la cellula; invece, il tanto contestato AstraZeneca e J&J sono dei vaccini che usano sempre la Skipe ma veicolata all'interno del corpo umano da adenovirus, cioè virus animali o umani di solito poco patogeni. "In questo caso hanno deciso di utilizzare NDV-HXP-S perché è un agente che non infetta assolutamente l'uomo ed è facilmente producibile. Si è unita un'alta tecnologia che modifica la Spike assieme all'idea di eliminare il bisogno di dipendere dalle industrie con i reattori molecolari e produrre una cosa semplice semplice utilizzando l'uovo embrionato di pollo, per venire incontro anche alle esigenze dei Paesi del Terzo mondo ed in via di sviluppo. Con uova embrionate di pollo si intendono uova di gallina dopo essere state fecondate", afferma il virologo. Gli esperimenti condotti finora e pubblicati su The Lancet sono stati fatti sui topi e dimostrano che questi vaccini sono efficaci, si sono immunizzati senza essersi infettati. "È come gli adenovirus che non dà gravi problemi all'uomo, solitamente si infettano gli allevatori con una congiuntivite che può durare 5-6 giorni. La novità sta nell'accoppiare queste due tecnologie, se si dovesse passare ad una fase di produzione bisogna assicurarsi che siano efficaci e sicuri".

Alcuni limiti della ricerca

Nella vita, però, non è tutto oro quello che luccica: nonostante i vantaggi che abbiamo appena descritto, esistono almeno due problematiche differenti che potrebbero mettere i bastoni fra le ruote al vaccino creato con le uova. "Il fascino sentimentale di questa faccenda è che sposa una tecnologia naturale che conosciamo da 50 anni con qualcosa di ultrasofisticato. Ma c'è un problema - sottolinea il Prof. Ferrante - L'idea di usare l'uovo embrionato di pollo è di per sè geniale perché è uno strumento semplice ma rimane il problema che il Sars-Cov-2 si sta rivelando più complicato del previsto da affrontare. Tutti i dubbi, le necessità ed i chiarimenti dovranno essere eseguiti con altri vaccini in un ambiente un po' più sofisticato perché le Spike che sono utilizzate hanno dimostrato di essere efficaci ed essere in grado di dare quella risposta che vogliamo dal vaccino", afferma Ferrante.

Il problema maggiore per questo vaccino

Il secondo problema è relativo alla piattaforma utilizzata, quella cioè con vettore virale simile ad AstraZeneca e J&J che sta suscitando controversie ed alcuni problemi in determintate categorie della popolazione. La preferenza per i vaccini ad Rna e la diffidenza per gli altri potrebbe rallentare la sua espansione. "Questo tipo di vaccino che utilizza un vettore virale, anche se non è l'adeno ma NDV, a questo punto, probabilmente rallenterà l'interesse perché pare che i vaccini con i vettori stanno dando alcuni problemi", spiega il Prof., che spiega qual è il criterio utilizzato da questo vaccino. "Utilizza un virus NDV come vettore, dentro questo virus mettiamo la capacità di esprimre la proteina Spike e in questo modo diventa il vettore che trascina nelle cellule il potenziale per produrla. I vaccini ad Rna sono una roba più avanzata e tecnologicamente affascinanti in questo momento.

Adesso, tra l'altro, si è aperto anche il fronte delle varianti che è tutto da discutere e da capire", conclude.

Commenti