Coronavirus

Contagi, ricoveri, decessi: cosa dicono (davvero) i dati sul Covid

Decessi di quasi quattro volte inferiori, un terzo di ricoveri in meno nei reparti ordinari, meno della metà in intensiva: ecco le differenze tra il Covid di questo Natale e quello dello scorso anno. Ma non solo

Contagi, ricoveri, decessi: cosa dicono (davvero) i dati sul Covid

È passato un anno da quando non potevamo andare a trovare i nostri cari più stretti, se non per un breve e fugace saluto, perché tutta Italia si trovava in zona rossa durante le festività natalizie. Nessuna tavolata, nessun cenone, niente di niente. Quest'anno, oltre alla libertà ritrovata, nonostante la pandemia sia ancora viva e vegeta e il Covid circoli con la nuova variante Omicron, non si può fare nemmeno il paragone, in meglio, rispetto a quanto vissuto 365 giorni fa.

Cosa abbiamo (in più) rispetto a Natale 2020

I numeri non mentono: innanzitutto abbiamo i vaccini, che salvano le vite e ci consentono di vivere tra zone bianche e gialle ma in (quasi) totale libertà. Niente coprifuoco, niente numero massimo di invitati, massima attenzione al distanziamento e all'uso di mascherine certamente ma rispetto a quanto vissuto è una passeggiata di salute. Se è vero che l'anno scorso per Natale avevamo 18mila casi contro i quasi 55mila di oggi, ricordiamo ai no vax per natura che i morti erano 505, adesso sono 144. Quasi quattro volte in meno, 361 vite salvate grazie a Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Bassetti e tanti colleghi lo hanno detto più volte: "Chi se ne frega se mi cola il naso oppure ho 37 di febbre, l'importante è non finire in terapia intensiva o morire". Bene, se cola il naso e si ha una febbriciattola da Covid-19 è grazie agli anticorpi sviluppati a seguito della vaccinazione: infatti, la stragrande maggioranza dei 55mila contagiati è asintomatico o lievemente sintomatico.

Quanti ricoveri (in meno)

Sempre per chi ancora non si convince (10% della popolazione), ecco i numeri delle ospedalizzazioni dello scorso Natale: 24.070 nel 2020 contro le 8.892 nel 2021 dei reparti ordinari, 2.589 nel 2020 contro le 1.071 di adesso. Nel primo caso abbiamo solo un terzo di ricoverati (tra l'altro di persone quasi sempre non vaccinate), nel secondo caso meno della metà (siamo al 60-65% in meno) sono le persone finite terapie intensive. Anche qui, i medici informano che i più gravi sono quelli senza vaccinazione o con ciclo vaccinale non completato. "La differenza la fanno i vaccini, perché la campagna di immunizzazione, partita il 27 dicembre dello scorso anno, a Natale non era ancora iniziata".

Cosa accadeva l'anno scorso

Grazie alla minore pressione ospedaliera e ai vaccini, quindi, non c'è più l'obbligo di spostamento "verso una sola abitazione privata, ubicata nella medesima regione, una sola volta al giorno", rispettando il coprifuoco e "nei limiti di due persone", in vigore dal 24 al 6 gennaio dell'anno scorso. Non solo: non si poteva uscire dalla propria Regione se non per motivi di salute o raggiungere persone non autosufficienti previa certificazione (e motivazione valida). Il 25 e 26 dicembre e l'1 gennaio era vietato uscire dal proprio Comune se non per deroghe speciali. Nessuna seconda casa, nessuna possibilità di sciare, nessun viaggio all'estero. Tutto chiuso.

Il Covid uccideva tanto, oggi uccide molto di meno. Un anno fa eravamo in balia di un virus mai visto, oggi conosciamo l'avversario e lo sappiamo fronteggiare. Allora niente cinema, teatri, stadi, mostre, musei, nulla. E sarebbe stato così anche nei primi mesi del 2021. Siamo tutti (o quasi) riconoscenti a Scienza e Medicina. E ai vaccini che ci consentono una vita quasi normale.

Non è finita, è ancora lunga, ma chi snocciola dati senza spiegare che la situazione è diversa racconta solo una parte della verità.

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