Rieccola. Maria Zakharova, l'ineffabile portavoce del ministero degli Esteri sovietico. Pardon, cari amici filorussi d'Italia di destra e di sinistra: volevamo dire russo, naturalmente. Il fatto è che più passa il tempo e più è difficile, almeno nella prassi, distinguere la Russia di Putin dall'Unione Sovietica di Stalin, di Breznev o di Andropov.
Infatti, il manualetto che usa la signora Zakharova per le sue provocazioni e strumentalizzazioni dirette contro l'Occidente (Italia inclusa, com'è di nuovo successo ieri) è con ogni evidenza lo stesso del caro vecchio Kgb, così vicino al cuore del suo Capo.
E siccome al Capo dà molto fastidio che l'Italia sostenga coerentemente con i suoi alleati europei la causa della libertà dell'Ucraina, ecco che quel manualetto torna molto utile.
Nello scorso febbraio la signora portavoce aveva già definito "blasfeme" le parole del nostro presidente Mattarella che aveva paragonato la "politica" di Putin verso l'Ucraina a quella del Terzo Reich. E aveva accolto cantando in italiano "Bella ciao" un nostro connazionale che le porgeva con deferenza un libro con diecimila firme di italiani che "sapendo la Storia" erano in disaccordo con il capo dello Stato. La Santa Russia guidata dal compagno Stalin contro il nazismo, un classico della propaganda di Mosca. Chi sa la Storia, però, sa anche che nel 1939 Stalin aveva firmato con Hitler un patto (cosiddetto "Molotov-Ribbentrop") per spartirsi Polonia e Repubbliche baltiche. Stalin ci ripensò solo due anni dopo, quando Hitler lo tradì invadendo l'URSS- e mal gliene incolse. Naturalmente tutto questo la Zakharova finge di non saperlo: blasfemo chi se lo ricorda.
Ieri, invece, è stata la volta di un altro classico del Kgb: la strumentalizzazione di un fatto di cronaca per seminare odio e confusione.
Crolla una torre del Duecento a Roma, e quale migliore occasione per insinuare che l'Italia sta andando a pezzi perché spreca i propri denari per aiutare i "nazisti" ucraini? Così a orecchio, l'argomentazione richiama quella di chi in Italia grida alla "follia del riarmo": ma la coincidenza di certi toni populisti e ipocriti con la voce del Cremlino è certamente casuale.