Il diritto alla salute non è uguale per tutti. Si chiamano Livelli essenziali di assistenza, Lea, perchè il servizio sanitario nazionale, ssn, sarebbe tenuto a garantirli a tutti i cittadini nello stesso identico modo. Ma anche in questo delicatissimo settore si registrano pesanti discriminazioni. A confermarlo è il rapporto del ministero della Salute sui Lea relativi all’anno 2010 , pubblicato pochi giorni fa sul sito del ministero.
Sono soltanto otto le regioni promosse: Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Veneto, Piemonte, Basilicata. Due regioni vengono “rimandate “ con debito perchè hanno comunque mostrato miglioramenti: Liguria ed Abruzzo. Bocciate senza appello Molise, Lazio, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Praticamente tutte quelle coinvolte nei piani di rientro dal deficit sanitario. Dal rapporto sono escluse Valle d’Aosta, Bolzano e Trento, Friuli Venezia Giulia e Sardegna perchè queste aree non rientrano nella ripartizione del 3 per cento del fondo sanitario nazionale destinato a chi rispetta i Lea. Il rapporto prende in considerazione tra l’altro le coperture vaccinali obbligatorie e quelle raccomandate; l’assistenza agli anziani ed ai malati cronici; la percentuale dei parti cesarei. Insomma tutte quelle prestazioni che rientrano nei piani di prevenzione e di assistenza del ministero della Salute e che vanno garantite ai tutti i cittadini gratuitamente o in alcuni casi dietro pagamento di ticket.
Sulle vaccinazioni raccomandate per la primissima infanzia (morbillo, parotite, rosolia) è evidente la disuguaglianza tra la copertura vaccinale ottimale in quasi tutte le regioni, oltre il 90 per cento della popolazione interessata, e invece l’81 per cento della Campania e l’83 della Calabria oltretutto in forte diminuzione rispetto agli anni precedenti.
Desta preoccupazione anche il dato sulla vaccinazione antinfluenzale per l’anziano in forte diminuzione nel 2010 rispetto agli anni precedenti: dal 62 del 2008 al 57,29 del 2010 in Lombardia; dal 68 del 2008 al 58,18 del 2010 in Campania; dal già scarso 70 per cento del 2008 al 55,83 del 2010 in Calabria. Un dato che quest’anno rischia di peggiorare a causa del ritiro precauzionale di due tipi di vaccino antifluenzale dal mercato a campagna di prevenzione già iniziata. Ancora insufficiente la diffusione degli screening per la diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero, del seno e del colon. Sulla base di un punteggio ideale dove il voto 9 indica una copertura sufficiente di test diagnostici sul territorio soltanto Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Umbria registrano un numero sufficiente di test preventivi. Bocciate sul tema prevenzione Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Campania.
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, insiste molto sulla necessità di potenziare l’assistenza territoriale anche per decongestionare ospedale e pronto soccorso. E ha ragione perchè a guardare i dati relativi all’assistenza per disabili e anziani si scopre che la risposta delle regioni è insufficiente. Se il Veneto è in grado di garantire 1,5 posti ogni 1.000 residenti in Calabria si registra appena uno 0,4 e in Abruzzo uno 0,8; in Puglia 0,46 come nel Lazio. Infine il dato sui parti cesarei sui quali si è già consumata una pesante polemica. Troppo spesso si ricorre al cesareo perchè, spiegano gli esperti, il rimborso da parte del ssn è maggiore. Così si va dall’eccessivo e sicuramente ingiustificato 61,76 per cento della Campania (possibile che tutti i parti a rischio siano in quella regione?) al 26,33 della Toscana passando per il 52,75 della Sicilia e il 29,22 della Lombardia.
Ma se le Regioni non sono state in grado di garantire i Lea in tempi normali che cosa accadrà ora con
i nuovi tagli imposti dalla legge di stabilità? Sono molti i governatori che hanno già messo le mani avanti spiegando di non poter più garantire l’erogazione delle cure primarie con la riduzione dei fondi a disposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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