Coronavirus

I cv, lo statuto e gli ingaggi: chi c’è dietro l'oracolo (catastrofista) di Gimbe?

Ogni settimana la Fondazione Gimbe pubblica il suo monitoraggio “indipendente” sul Covid. Ma chi c'è dietro? Tutti i nodi da sciogliere

I cv, lo statuto e gli ingaggi: chi c’è dietro l'oracolo (catastrofista) di Gimbe?

Citata dai media, ascoltata dalla politica e plaudita dagli stessi scienziati e virologi che poi premia (come Ricciardi o Burioni). La Fondazione Gimbe, ogni settimana, sforna il suo "oracolo" sul Covid: il monitoraggio “indipendente” dell’andamento della curva epidemiologica. “Dal febbraio 2020 - si legge sul sito dell'organizzazione bolognese - la Fondazione Gimbe è rimasta sempre al fianco di professionisti e cittadini, mettendo le proprie competenze e il proprio tempo al servizio del Paese, con una tempestiva e costante informazione indipendente sull’emergenza Covid-19. Il team della Fondazione Gimbe analizza ogni giorno i dati della pandemia e della campagna vaccinale”.

Non solo. Propone a enti pubblici e privati un seminario online, a pagamento, per illustrare i dati del suo monitoraggio della pandemia e della campagna vaccinale "al fine di offrire una lettura completa e aggiornata del fenomeno”. Bene. Ma a stilare analisi e elaborare previsioni, molto citate e spesso accompagnate da un’aura quasi oracolare, non sono virologi o epidemiologi. Nel 'dream team' della dataroom della Fondazione sono in 7. Due sono esperti di strategie digitali e due si occupano di relazioni esterne e con la stampa.

Mentre il responsabile e direttore operativo è Marco Mosti. Classe ‘84, ingegnere gestionale esperto in fund raising in Gimbe praticamente ci è nato. Dopo “un’esperienza commerciale” presso l’azienda di webdesigner del fratello, nel 2006 approda alla gestione dei servizi informativi di Gimbe-Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, che poi diventerà fondazione nel 2010. E che si trovava, allora, allo stesso civico della Videoarts del fratello: via Amendola 2, Bologna, sede anche della Cisl scuola.

A occuparsi dei contenuti dell’analisi “tempestiva e costante” dei dati epidemiologici è Renata Gilli. Igienista, 35 anni, con trascorsi all’Oms, al ministero della Salute e in Sierra Leone per la “missione Ebola”, vanta un ruolo operativo durante la pandemia presso le Usca di Savigliano e una collaborazione con la rivista online Medical Facts diretta dal celebre virologo Roberto Burioni, tra i premiati dalla Fondazione.

Infine a dirigere i lavori c’è lui: il presidente, direttore scientifico e fondatore di Gimbe Antonino, detto Nino, Cartabellotta. Gastroenterologo, ma soprattutto, “riconosciuto - scrive nel cv - tra i più autorevoli metodologi italiani, grazie a competenze trasversali che interessano tutte le professioni sanitarie e tutti i livelli organizzativi del sistema sanitario”. Eppure è più noto per le comparsate televisive e gli interventi a gamba tesa - come dimenticare le accuse nei confronti di Regione Lombardia di aggiustare i dati sui contagi o di fare pochi tamponi? -, che per il suo h-index (il coefficiente di attendibilità dei ricercatori) che è fermo a 7.

H-index Cartabellotta

E non va meglio con il comitato scientifico e la faculty della Fondazione. Spulciando i cv, si trovano igienisti con ruoli più manageriali che operativi, farmacisti, fisioterapisti, gastroenterologi, infermieri, esperti di riabilitazione psichiatrica, otorini. Tra loro solo uno a tema ‘pandemico’: Claudio Beltramello. Anche lui igienista, con un master in gestione d’impresa e un’esperienza all’Oms nell’eradicazione delle malattie infettive nei paesi africani. E come membro dell’ong Medici con l’Africa-CUAMM ha anche insegnato epidemiologia in Mozambico.

Un altro nodo da sciogliere resta la discrepanza tra il profilo etico dichiarato e lo stato giuridico effettivo della fondazione. Gimbe si definisce sul sito “un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro”. Chi non è esperto di diritto potrebbe pensare si tratti di una onlus. “Ma che sia una onlus - sottolinea a ilGiornale.it Stefania Boffano, docente all’università Bocconi ed esperta in diritto tributario delle onlus - non sta scritto da nessuna parte. Per prima cosa dovrebbe avere la denominazione Gimbe onlus, cosa che non ha. Poi, per godere del regime delle onlus, la mancanza di scopo di lucro deve essere giustificata e determinati parametri soddisfatti. Una qualifica che non emerge dallo statuto in cui, all'art. 1, comma 4, si dichiara di aver richiesto l’iscrizione nel registro unico nazionale degli ETS (Enti del Terzo Settore), previsto dalla riforma del no profit che indroduce un nuovo criterio per la determinazione della natura commerciale o non commerciale degli enti del terzo settore. Per ora, è chiaro che si tratta di un ente commerciale che non si finanzia solo attraverso donazioni, ma vendendo legittimamente servizi formativi e di consulenza (tra cui corsi online che superano i mille euro, ndr) e ricavando utili che si impegna a non ridistribuire. Ma per essere una onlus vera e propria non basta, è necessario dimostrare di averne i requisiti. Quindi la definizione ‘organizzazione senza scopo di lucro’, seppur legittima, risulta, di fatto, ambigua e fuorviante per i più”.

La fondazione per statuto (art.2, comma 3) si impegna a migliorare “l'etica, l'integrità e il valore sociale della ricerca”. Ma gli interrogativi sul suo ruolo non mancano. Secondo il deputato della Lega Claudio Borghi - che ha sollevato la questione in un tweet - ci sarebbe una coincidenza "sospetta" da chiarire: un contributo pubblico, datato 2018, di 39.500 euro ("Giusto appena sotto il limite di 40 mila consentito per l’affidamento diretto", sottolinea il leghista) concesso a Gimbe dall’Iss per una collaborazione scientifica e firmato da Gualtiero, detto Walter, Ricciardi. Lo stesso Ricciardi che nel 2016 aveva ricevuto da Gimbe un premio per il sostegno in favore del Ssn e lo stesso che, dall’inizio della pandemia, ha il ruolo di consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza.

Per quanto riguarda l'indipendenza, Gimbe sostiene (come da adempimenti degli obblighi di trasparenza) di erogare servizi e formazione ai principali enti sanitari nazionali e locali (Iss, Agenas), oltre che a diverse case farmaceutiche tra cui AstraZeneca, Pfizer, Janssen, note per la produzione di vaccini anti-Covid. Si può essere completamente indipendenti nell’analisi dei dati quando vengono forniti da chi già in passato ti ha ingaggiato (Iss)? O essere obiettivi nel fare previsioni che impattano sulle scelte di un potenziale cliente?

Ma soprattutto: c’è o non c’è un ingaggio retribuito da parte di ministero e Iss per servizi che fanno già gli stessi enti pubblici? È il dubbio sollevato in un’interrogazione rivolta al ministero della Salute dal deputato del Carroccio. “La questione - dice Borghi a IlGiornale.it - è quantomeno opaca. Vorrei sapere se un ente che spara previsioni apodittiche sulla pandemia partecipi, e con che titolo, ai processi decisionali della politica sull’emergenza Covid. Dato il precedente del contributo del 2018, resta ancora da chiarire quali siano i rapporti con il ministero della Salute, con Iss e le istituzioni sanitarie locali. Quindi: la fondazione riceve o no finanziamenti pubblici? Se sì, da chi ed a fronte di quali servizi?”.

Fonti di finanziamento

Tutte domande a cui Gimbe non ha voluto rispondere. Prima Roberto Luceri, direttore dell’ufficio stampa della fondazione, ci chiede una scadenza e un elenco di massimo 4-5 domande da sottoporre al presidente. Ma in zona cesarini della deadline ci liquida con un niente di fatto e un lapidario “buon weekend”. Lunedì chiamiamo. Luceri ci invita a reperire tutte le informazioni sul sito (perché allora rimbalzarci dopo il weekend?) . Mentre, sulla posizione di Gimbe riguardo all'interrogazione di Borghi, si dice "non autorizzato a rispondere al posto del presidente" (a che serve allora un ufficio stampa?). Peccato che Cartabellotta sia sempre troppo impegnato per concederci l'intervista. Un trattamento non di certo conforme a chi si loda di “promuovere misure per l’integrità e la trasparenza”.

Il punto, però, è un altro. “Se - fa notare Borghi - Gimbe viene ingaggiata è per fare cose che già fanno o potrebbero benissimo fare le amministrazioni sanitarie pubbliche”. In effetti, a monitorare settimanalmente gli stessi dati che poi passa a Gimbe ci sarebbe l’Iss, mentre fornire attività di ricerca e formazione alle aziende sanitarie locali spetterebbe ad Agenas. Entrambi enti pubblici già pagati dai contribuenti per garantire quei servizi.

Insomma, tutte questioni aperte su cui da Lungotevere Ripa, per ora, tutto tace.

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