La Dc risorge (a San Marino)

La Dc risorge (a San Marino)

A volte ritornano, anzi non sono mai spariti come nella moria di partiti della prima Repubblica. La Democrazia cristiana ha vinto le elezioni con il 33,35% dei voti. Non è fantapolitica, ma il risultato del ricorso alle urne a San Marino, la più antica e piccola Repubblica d'Europa.

La gloriosa «balena bianca» gode ancora di buona salute sul monte Titano incassando il 10% in più dei consensi rispetto all'ultima tornata elettorale del 2016.

Le elezioni politiche hanno visto il risorgere del Partito Democratico Cristiano Sammarinese (PDCS), che ha le sue radici immancabilmente nel 1948 quando c'erano i comunisti proni a Stalin che avrebbero bollato le sardine come controrivoluzionari. Molti cattolici di San Marino, fin dal 1944, cominciarono ad opporsi alle forze di sinistra ancora semi clandestine. E, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, il 21 dicembre 1947, la pattuglia di fondatori si recò a Roma per ottenere la benedizione di don Luigi Sturzo.

Alle precedenti elezioni l'intramontabile Democrazia cristiana di San Marino era scesa al minimo storico del 24,46% dei voti. Pur sempre partito di maggioranza relativa, al ballottaggio ha perso però nel gioco delle alleanze con la sinistra di due partiti socialisti.

La rimonta è targata Gian Carlo Venturini, il nuovo leader, che riporta il partito ai fasti che furono in stile balena bianca. Solo dal 2006 lo scudo crociato sanriminese è sceso drasticamente sotto la soglia storica del 40%, arrivando in passato a raggiungere punte del 46,83%.

Domenica si è votato per il rinnovo dei 60 componenti del Consiglio grande e generale, il parlamento della mini Repubblica che vota la fiducia al governo. Gli abitanti non sono neanche 33.422, ma orgogliosi della loro indipendenza. Il sistema elettorale prevede che, dopo il primo turno con il proporzionale, i due capi di Stato, i Capitani reggenti della Serenissima Repubblica, nome ufficiale ed originario, affidino al partito di maggioranza relativa la formazione del governo necessariamente di coalizione. Se le trattative vanno a buon fine si evita il ballottaggio, altrimenti si torna a votare il 22 dicembre con le due sole forze che hanno prevalso nel primo turno.

Un sistema un po' anomalo, ma che sembra funzionare riportando in auge la Dc. L'estrema frammentazione delle formazioni politiche non aiuta, ma i democratici cristiani hanno decenni di esperienza alle spalle. La vecchia maggioranza di sinistra esce sconfitta, dopo la crisi estiva che ha portato al voto.

Flop anche per R.e.t.e., un movimento civico che copia i grillini sostenendo la democrazia diretta attraverso internet. Assieme ad un'altra lista chiudono con un pareggio, rispetto al 2016, che sa di sconfitta viste le aspettative.

La vecchia Dc esulta e, commentando i primi dati, il partito sottolinea che «a

pagare è stata la credibilità piuttosto che la ricerca dello scontro con le altre forze politiche. I sammarinesi hanno scelto di votare in sicurezza. C'era un'insoddisfazione assoluta: il Paese ci ha chiesto di tornare».

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