Il "metodo Prevost" cancella Casarini. "Stop agli amici laici di Papa Bergoglio"

Un prelato: "Dubito che incontri figure come il no global"

Il "metodo Prevost" cancella Casarini. "Stop agli amici laici di Papa Bergoglio"
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Il «metodo» Prevost non è (e probabilmente non sarà) lo stesso di Bergoglio. E chi vorrebbe tirare per la talare il Papa statunitense innalzandolo a testimonial nei più disparati eventi rimarrà deluso. Se Francesco considerava Luca Casarini un amico o comunque una persona con cui confrontarsi, il corso in Vaticano con il nuovo Pontefice non sembra essere lo stesso. «Francesco personalizzava molto, sceglieva di ricevere in udienza alcune persone anche lontane dalla Chiesa per far emergere un tema a cui teneva e aprire un dibattito. Leone non è così, non è il suo stile. Lui parla con i discorsi e le omelie», fanno notare dai Sacri Palazzi.

Il «metodo» Bergoglio era quello della personalizzazione. Dialogò con l'ateo Eugenio Scalfari a cui concesse numerose udienze per dire che occorreva parlare con tutti; si recò in visita da Emma Bonino dopo il ricovero dalla leader di «Più Europa» per dire che serviva confrontarsi anche con i non credenti. E anche con l'attivista e fondatore della Ong Mediterranea, Luca Casarini, rinviato a giudizio con l'accusa di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina aggravato dal trarne profitto, il Pontefice argentino instaurò un legame forte, per affrontare un tema a lui caro, quello dell'attenzione ai migranti.

Non sarà così con Prevost. I Papi cambiano, i caratteri anche. I legami, le amicizie, le relazioni umane, altrettanto. Ma soprattutto, questo Pontefice, almeno se si analizzano i primi venti giorni di Pontificato, non sembra voler compiere gesti eclatanti come udienze private a persone lontane dalla Chiesa. Ha concesso l'udienza a Sinner - dice al Giornale un alto prelato che ben conosce Robert Francis Prevost - ma il mondo dello sport non ha colore politico. Dubito fortemente che incontrerà, come faceva Bergoglio, persone come Casarini o Bonino».

Ora per l'ex no global è arrivato il rinvio a giudizio per il caso Mare Jonio con l'accusa di «profitto» sui migranti. L'indagine scattò nel settembre del 2020 in seguito al trasbordo di 27 naufraghi dalla nave cargo danese «Etienne Maersk» alla nave umanitaria «Mare Jonio», che li fece poi sbarcare a Pozzallo (Ragusa). Due mesi dopo la società armatrice della Maersk versò 125mila euro all'armatrice della Mare Jonio, la Idra Social Shipping. Di qui l'aggravante di avere tratto profitto dal favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Il legame tra Casarini e Papa Francesco era forte. Il pontefice argentino lo aveva ricevuto in più occasioni in udienza privata, lo aveva invitato al Sinodo del 2023 e l'attivista aveva inserito il testo di una udienza di Bergoglio come prefazione del libro «La cospirazione del bene». Pagine in cui Francesco aveva elogiato il lavoro di chi soccorre.

Il Vaticano aveva anche finanziato le attività della Ong. Chissà cosa penserebbe ora Papa Francesco, se fosse in vita, sapendo del processo.

Diverso sarà con Leone XIV. «Anche Prevost parla di temi cari alla Chiesa universale - proseguono dal Vaticano - molto sta battendo sulla pace.

Ma al Corpo diplomatico ha posto l'accento sulla dignità ai più fragili e ai migranti, ricordando che anche lui stesso discende da migranti». Insomma, sarà molto difficile che Prevost si «leghi» a persone così lontane dalla Chiesa. «Leone parla con canali diversi, non è testimonial di nessuno. In questo è più simile a Ratzinger».

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