Debiti e flop, finito il sogno della Valle d'Aosta

Il declino della Regione autonoma tra inchieste e crisi politica. Scoppia pure la mina Casinò

Debiti e flop, finito il sogno della Valle d'Aosta

Disoccupazione in crescita, 'ndrangheta in espansione, giudici in galera, politica a pezzi e persino un marchio storico, come quello del Casinò, sull'orlo del fallimento. Sarà pure a statuto speciale, ma pare ormai essere molto italiana, la Valle d'Aosta. La Regione che più che a Roma sembrava vicina al paradiso, coi suoi disoccupati rari quanto un metro d'asfalto integro nella Capitale, s'è riscoperta in realtà rosa dal tarlo del marciume. Come un qualsiasi, normale, banalissimo pezzo d'Italia.

I primi segnali erano emersi già alla fine degli anni Novanta, coi latitanti calabresi sorpresi a svernare dalle parti di Aosta. Poi nel 2009 le manette scattate ai polsi di diversi valdostani di ultima generazione, su tutti Giuseppe Nirta, pregiudicato legato all'omonima famiglia con radici nell'aspromontana San Luca, incappato in un'inchiesta sul traffico internazionale di stupefacenti. Un nome, il suo, che ritorna in cronaca quando nel 2016, indagando sulle attività di una struttura 'ndranghetista nell'aostano, i carabinieri accendono i riflettori sull'imprenditore caseario Gerardo Cuomo: spesso e volentieri incontra Nirta per discutere di affari, ma a un certo punto tronca ogni rapporto con lui, fino a rifiutarsi di rispondergli al telefono.

Perché? Secondo gli inquirenti, una soffiata lo avvisa dell'esistenza di indagini in corso.

A rivelargli ciò che dovrebbe tenere per sé, sostiene chi indaga, è il procuratore capo di Aosta, Pasquale Longarini: accusato (anche per altre e diverse questioni) di indebita induzione e favoreggiamento, lo scorso gennaio finisce ai domiciliari, sospeso da incarico e funzioni.

Ma l'avanzata delle cosche, e i rapporti opachi - al momento solo presunti - con pezzi di magistratura, sono solo una faccia del poliedrico, appannato prisma valdostano.

Tra il 2008 e il 2015 sul territorio regionale il tasso di disoccupazione è quasi raddoppiato, salendo all'8,9%, a causa della contrazione dei posti prima garantiti dagli enti regionali.

Un gorgo che rischia di risucchiare pure i lavoratori della società Casinò di Saint Vincent, partecipata al 99% dalla Regione: dal 2003 a oggi gli introiti sono passati da 125 a 60 milioni l'anno e si sono dimezzati anche gli ingressi. Le colpe? Della diffusione del gioco d'azzardo e di quello on line, ma pure della politica. Che non ha mosso un dito, accusa la Cgil, quando il piano di rilancio finanziato con 120 milioni di fondi pubblici s'è rivelato fallimentare.

Da settimane i 648 dipendenti sono in stato di agitazione e le loro proteste sono state la miccia che ha fatto saltare la giunta guidata dal veterano Augusto Rollandin: qualche giorno fa sette assessori su otto hanno rimesso il mandato, aprendo la crisi. Per uscire dal pantano diversi partiti, M5s compreso, hanno presentato una mozione per procedere alla nomina di un nuovo esecutivo, guidato da Pierluigi Marquis, con il consigliere regionale Albert Chatrian quale assessore al Bilancio.

Indicazione che ha aperto però un nuovo caso: a metà febbraio la Corte d'appello di Torino ha condannato Chatrian a 4 mesi di reclusione nel processo sui rimborsi intascati senza titolo dai consiglieri.

Altre nuvole nere, sull'isola (felice) che non c'è.

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