La degenerazione della sinistra

Due eventi recenti hanno cambiato, se non tutto, moltissimo: la pandemia e la guerra scatenata da Putin

La degenerazione della sinistra

Due eventi recenti hanno cambiato, se non tutto, moltissimo: la pandemia e la guerra scatenata da Putin. Poco o nulla può essere come prima, a cominciare dalle soluzioni politiche. Alcuni accusano il centro destra di essere rimasto al di là di questa cesura, ma a noi pare che anche a sinistra non siano cambiati. Proprio loro che, durante la pandemia (non ancora finita) prevedevano che essa ci avrebbe reso migliori. Ma nessuno pare migliorato, molti sembrano peggiorati: il Pd tra questi.

Come nelle campagne precedenti, da quando esiste la Seconda Repubblica, anche oggi la sinistra ha affastellato i personaggi più disparati per evitare la «svolta autoritaria», l'attacco alla Costituzione, l'arrivo al governo della destra. Peccato manipolassero gli stessi argomenti anche quando c'era Prodi e il pericolo era Berlusconi, e non i sovranisti.

Perché scriviamo che la sinistra è persino peggiorata? Veltroni e Renzi, da segretari del Pd, erano stati assai più maturi e civili, rifiutandosi di demonizzare l'avversario e di allearsi con chiunque passasse per strada pur di impedirgli la vittoria. Letta è tornato indietro, a Bersani, all'Unione di Prodi: con l'aggravante che il segretario Pd, con una parte della destra, ha governato, anni fa e ora con Draghi. Non avevano ripetuto che la pandemia ci avrebbe permesso di comprendere l'importanza di stare uniti, di fronte a pericoli così vasti? Evidentemente, Letta ha seguito il mitico libro clandestino di Roberto Speranza: la pandemia, scriveva, deve essere un mezzo per tornare alla sinistra di una volta. Quella che tassa, soprattutto.

Così, se il centro destra si propone, i tributi, di abbassarli con la flat tax, Letta ha aperto la campagna con la promessa di un nuovo balzello, la «tassa sul morto». Insomma una sinistra rosso antico, che torna a cantare el pueblo unido jamas sera vencido. Si capisce perciò che il Pd sia rimasto di nuovo folgorato dal socialismo sudamericano marxista, quello del presidente cileno Gabriel Boric e dell'ex guerrigliero Gustavo Petro, diventato presidente della Colombia. Tanto che ieri il ministro Andrea Orlando, capo della sinistra Pd, è andato a omaggiarlo fino a Bogotà. Neanche la guerra in Ucraina ha fatto capire al Pd, nonostante le dichiarazioni di atlantismo, che ormai il mondo è diviso in due; e che, se stai con i socialisti sud americani, ti collochi vicino al loro amico Maduro, che poi è un grande supporter di Putin (e viceversa). Come Lula, del resto.

Coerentemente, si direbbe, si sono portati in casa Sinistra italiana, favorevole (non ridete) all'uscita dell'Italia dall'Alleanza atlantica. Insomma, i cari vecchi post comunisti non riescono a cambiare: e, come al solito, paiono avviati verso la disfatta.

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