Cronache

La denuncia di Fabiola: "Anche mio figlio di 5 anni prelevato con la forza, quasi fosse un terrorista"

Fabiola B., dopo aver visto il filmato choc del bambino di Padova, ha ripensato alla sua esperienza: "Mio figlio prelevato con la forza, era ancora in pigiama, sembrava che fossero venuti a prendere un terrorista"

"So bene cosa succede in questi casi. È accaduto anche a me lo scorso maggio, quando senza avviso, mio figlio è stato portato via con la forza da carabinieri e servizi sociali. Era in pigiama, con le ciabattine e senza aver fatto colazione. Era in lacrime e gridava. È stato agghiacciante".

Alla vista del filmato choc del bambino di Padova prelevato con violenza dalla scuola, una mamma romana, Fabiola B., rivive la sua storia, racconta i drammatici e concitati momenti che l’hanno separata con violenza dal figlio, F., di appena 5 anni. C’era una sentenza del tribunale (in questo caso di Velletri) che affidava il bambino ai servizi sociali collocandolo nella casa del padre, ad Ardea, vicino Roma.

"Erano le 7.30 del mattino del 30 maggio. Io - racconta Fabiola - con mio figlio ero a casa dei miei genitori a Borgorose, vicino Rieti. Il bambino aveva avuto la polmonite, è fortemente asmatico, ed ero lì per farlo riprendere un po'. Bussano alla porta, sono i carabinieri del luogo, con assistenti sociali e un medico legale. Mi chiedono se il bambino è con me, capisco. Mi dicono che hanno l'ordine di abbattere gli ostacoli se oppongo resistenza. Li ho fatti entrare. Appena F. ha visto queste persone ha cominciato a piangere si è attaccato alle mie gonne e mi chiedeva cosa succedeva. L’ho preso
in braccio. Poi, l'assistente sociale mi ha chiesto di poter visitare il bambino così da valutare se poteva essere trasportato. Infatti, qualche mese prima, a Roma, l’allontanamento non era stato possibile proprio per le sue condizioni di salute"
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"Appena metto giù il bambino - prosegue la donna - l'assistente sociale l’ha preso subito. Il bambino è sfuggito, ed è corso gridando per le scale. Gridava: "mamma, non voglio, non voglio". Io sono stata trattenuta a forza da un carabiniere che mi pregava di non fare così per costringerlo non farmi male; altri due carabinieri trattenevano mio padre e mia madre. Il bambino continuava a gridare, era in pigiama, non aveva fatto ancora colazione, e chiamava me e i nonni. È stato terribile, un vero e proprio choc. Sembrava fossero venuti a prendere un terrorista, non un bambino. Mia madre dopo qualche giorno ha avuto un’ischemia".

Fabiola ha poi potuto vedere il figlio il giorno dopo: "Aveva delle escoriazioni sul viso, forse nel tragitto verso la casa del padre, circa 170 chilometri, si deve essere dimenato e si è fatto male. Ciò che è grave è il senso di impotenza che si vive in questi casi. Un atteggiamento così violento verso i bambini è inammissibile. Se proprio si deve allontanare dalla madre, un bambino va aiutato, deve essere messo nella condizione di capire".

Fabiola e il figlio, che continua a stare nella casa del padre, si vedono periodicamente. La causa continua, sono prossime delle udienze. La donna spera che il bambino ritorni con lei.

Intanto una relazione del servizio neuropsichiatrico della Asl - riferisce Fabiola - ha certificato che il bambino ha subito un trauma per quell'allontanamento".

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